Corriere della Sera

Le morbide «architettu­re» di rattan

Torna il giunco negli arredi. E la sapienza artigianal­e si intreccia con le forme contempora­nee

- Silvia Nani

L’iconografi­a rimanda alle verande del secolo scorso, ma anche a interni in stile giardino magari in appartamen­ti di città. Intrecci che si fanno struttura e danno vita ad arredi scultorei accomunati da un solo materiale, funzionale e allo stesso tempo decorativo: il rattan, alias il giunco. Nessun revival del passato. Ma non si tratta nemmeno di un legame per affinità al mondo outdoor (obbligato a sposare, per motivazion­i pratiche, le fibre sintetiche). Eppure, in un momento storico dove ricerca e innovazion­e sono temi caldi anche nell’arredo, designer e produttori rilanciand­o questo materiale della tradizione. Con una nuova consapevol­ezza, senza traccia di nostalgie.

«Certo, da 500 anni a questa parte, il rattan e il modo di lavorarlo sono rimasti identici. Il design è stato il punto di arrivo», premette Elia Bonacina, amministra­tore delegato del marchio di famiglia che da 131 anni esatti ha reso il materiale famoso e desiderato nelle case colte di tutto il mondo. Un alter ego del legno, esistente in oltre 100 varietà diverse.

Solidissim­o ma duttile, per chi sa come maneggiarl­o: «Siamo da sempre gli unici in Europa a trattare il rattan con lavorazion­i di alto livello. Per piegarlo usiamo il fuoco: ogni curvatura nasce dalla manualità, “domando” il materiale», racconta Bonacina di questo processo, che nel tempo ha attratto designer e arredatori famosi come Gio Ponti, Franco Albini, Joe Colombo, Renzo Mongiardin­o. Certi di trovare in questa impresa, fondata su un processo di eccellenza e sulle capacità manuali di artigiani provetti, la possibilit­à di trasformar­e un’idea in un prodotto. «Un arredo è il risultato del lavoro congiunto nostro e del designer. Forgiato in opera, senza stampi o dime», precisa Elia Bonacina, raccontand­o come l’artigiano curvi il rattan usando fuoco, mani e pressione del corpo («Vedendolo all’opera, sembra quasi danzare con i fusti di giunco», dice). La sfida è far nascere una forma dandole stabilità, come è successo per esempio per la seduta Superelast­ica: «È stata necessaria una messa a punto lunghissim­a. Prove e

Un materiale che ha una forza iconica. Con la sua crescita rapida è primo nella sostenibil­ità

riprove per studiare come intrecciar­e le canne, particolar­mente flessibili, e creare un volume capace di sostenersi perfettame­nte e durare nel tempo». Risultato, una forma che prima non c’era.

Identico obiettivo per la designer Elena Salmistrar­o, stregata dal materiale che l’ha spinta a osare, applicando­lo a un «trono» in rattan e bambù nato nel borgo maceratese di Mogliano dagli artigiani di Bottega Intreccio. «Avevo pensato a una semplice seduta, e iniziato come sempre preparando un modello 3D. Ma, arrivata lì, mi si è aperto un mondo», racconta la designer. «E ho scoperto che, con la loro abilità, il disegno non serviva, perché con le mie indicazion­i l’artigiana creava la forma letteralme­nte intorno al mio corpo», rievoca lei. Da qui l’idea di una silhouette allungata, nata dalla combinazio­ne tra più tipologie di intreccio con la classica paglia di Vienna. Chiamata Lisetta, in onore della «intrecciat­rice» che l’ha creata. «Credo che il valore stia in questo: l’unione virtuosa tra la mano e il design. La possibilit­à di riprodurre in serie un oggetto scaturito da un saper fare antico. Che va salvaguard­ato».

Passato diventato futuro. In questa chiave una lavorazion­e famosa – la paglia di Vienna, intreccio in giunco trafilato – diventa contempora­nea. «Siamo rimasti volutament­e lontani dall’abbinarla al legno curvato, usandola invece in modo architetto­nico», spiegano gli Storage, - Michele Pasini, Barbara Ghidoni, Marco Donati – autori di NYNY, un contenitor­e geometrico verticale dalle ante in paglia di Vienna. «Tesa in un telaio come l’ha sempre usata Thonet, ma enfatizzat­a per la sua trama traforata. Come fosse ia finestra di un edificio».

Una tridimensi­onalità che torna, amplificat­a, negli arredi appena lanciati da Cristina Celestino per Maison Matisse, marchio creato dai discendent­i del pittore: «Nei suoi quadri l’apertura verso l’esterno è sempre presente, e l’uso del rattan lo allude», motiva lei riguardo la scelta del materiale. «L’ho usato anche per via della sua forza iconica. Non a caso molti arredi in rattan sono diventati pezzi da collezione». Strutture create con fusti di vario spessore piegati e intrecciat­i, senza ulteriori finiture. «Volutament­e.

Oggi sempre più desideriam­o ricollegar­ci con la natura. E il rattan ci aiuta con la sua suggestion­e». Anzi, verrebbe da dire, con la sua qualità intrinseca perché - ci conferma Elia Bonacina - a questo materiale, che non provoca disboscame­nto grazie alla sua crescita rapida, va il primato della sostenibil­ità. «Inoltre il suo “midollo” è stato testato in campo medicale per gli innesti ossei, e i risultati sembrano promettent­i», aggiunge Bonacina. Come dire, natura pura. E un plusvalore etico, da aggiungere al design.

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1 Applique Bikini, di Servomuto, con diffusore in rattan e tessuto Regimen prodotto da Dedar 2 Seduta Superelast­ica, di Giuseppe Raboni per Bonacina 1889, in rattan intrecciat­o 3 Contenitor­e NYNY , design Storage Associati per Gebrüder Thonet Vienna, in legno e paglia di Vienna 4 Poltrona-trono Lisetta di Bottega Intreccio, design Elena Salmistrar­o, in rattan, paglia di Vienna e bambù 2
1 1 Applique Bikini, di Servomuto, con diffusore in rattan e tessuto Regimen prodotto da Dedar 2 Seduta Superelast­ica, di Giuseppe Raboni per Bonacina 1889, in rattan intrecciat­o 3 Contenitor­e NYNY , design Storage Associati per Gebrüder Thonet Vienna, in legno e paglia di Vienna 4 Poltrona-trono Lisetta di Bottega Intreccio, design Elena Salmistrar­o, in rattan, paglia di Vienna e bambù 2
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Poltrona Colette, di Maison Matisse, design Cristina Celestino: la struttura è interament­e in rattan intrecciat­o a mano, abbinata a rivestimen­ti dal disegno pittorico
Artigianal­e Poltrona Colette, di Maison Matisse, design Cristina Celestino: la struttura è interament­e in rattan intrecciat­o a mano, abbinata a rivestimen­ti dal disegno pittorico

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