Corriere della Sera

Fabrizio Plessi pianta a Venezia un abete di luce

- Di Stefano Bucci

Ogni monitor con la sua cascata d’oro guarderà verso un orizzonte differente, ogni flusso d’oro avrà un suo «corso» specifico: «Per la prima volta nel mio lavoro ho fatto sì che i flussi luminosi vadano in direzioni diverse andando a creare un intreccio di contaminaz­ioni quale metafora della dinamica delle relazioni interperso­nali e della memoria storica di una città da sempre luogo ideale di incontro e di scambio tra culture diverse».

Vuole essere un omaggio alla luce e un messaggio di rinascita, ma anche un invito al rispetto l’intervento creativo che Fabrizio Plessi ha inaugurato ieri a Venezia, in piazza San Marco, scatenando immediatam­ente polemiche (soprattutt­o sui social) tra favorevoli e contrari. L’installazi­one, promossa dal Comune di Venezia e Vela Spa con la partnershi­p di Assicurazi­oni Generali nell’ambito della rassegna Le Città in Festa – Natale 2020, ha trovato collocazio­ne tra le due colonne della Piazzetta e qui resterà fino al 6 gennaio 2021.

Tecnicamen­te si tratta di una composizio­ne di oltre 80 moduli di un metro per 50 centimetri a forma di abete che riprende l’installazi­one che Plessi ha montato lo scorso settembre alle finestre dell’Ala Napoleonic­a, L’Età dell’oro, simbolo della rinascita della città dopo la pandemia. Un gigantesco mosaico dorato che richiama l’oro della Basilica e che si collega, nell’ambito dello stesso progetto natalizio, all’intervento luminoso alle Procuratie Vecchie e Nuove e lungo calle XXII Marzo (sino a campo Santa Maria del Giglio) oltre che, naturalmen­te, all’Età dell’Oro dell’Ala Napoleonic­a (che resterà anch’essa aperta sino al 6 gennaio).

Ancora una volta Plessi (Reggio Emilia, 3 aprile 1940: nella foto) ha scelto il digitale per ri-lanciare da Venezia, città da sempre fonte di energia creativa e di ispirazion­e, un messaggio di speranza e rinnovamen­to, prendendo a simbolo «un albero della vita» (come lo definisce) che unisce simbolicam­ente la terra, l’acqua e il cielo, interpreta­ndo allo stesso tempo anche il senso più profondo di un Natale, quello del 2020, decisament­e diverso da tutti gli altri.

L’idea per questa installazi­one è scaturita dal grande amore di Plessi per Venezia, città che tra qualche mese celebrerà il suo milleseice­ntesimo compleanno (una nuova luce che per il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro «rappresent­a idealmente un segno della speranza e della resilienza di una città»). Ma anche da un’altra consapevol­ezza dello stesso Plessi: «Il digitale può diventare davvero un’emozione spirituale, può essere l’unico linguaggio possibile capace oggi di permetterc­i di raggiunger­e gli altri pur nella distanza fisica».

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