Backstage e interviste all’anteprima «under 30»
Dopo la «primina» in streaming per gli under 30 di ieri si è capito qualcosa in più dello spettacolo che vedremo il 7 dicembre. La Scala ha predisposto un racconto musicale, cinematografico, con regia di Livermore che incastona 31 arie celebri eseguite da 24 cantanti diretti da Chailly. Le scene sono scure, senza risparmio di fumi, nebbie e neve, con uso di proiezioni e del virtuale. Si parte con una ripresa da sopra la Scala, che passa intorno al monumento di Leonardo. Poi riprese dalla torre scenica, quasi visioni pianesiane. Si vede un treno sul palco e dei pini imbiancati sul fondale. Il Rigoletto di Luca Salsi si svolge su una scalinata in rovina davanti allo scheletro di un edificio. Salsi, fa sempre il cattivo: «Sì, nella vita sono il contrario, mi sfogo qui. Sono morto e risorto un sacco». Benjamin Bernheim canta «Pourquoi me réveiller» da Werther di Massenet tra grandi statue, anche velate, candelabri, un vaso antico e una pistola. Il 7 vedremo come queste sequenze sono state montate dal regista. Qualche battuta dai cantanti, «intervistati» dal sovrintendente Meyer. Spazio al più beautiful dei tenori,Vittorio Grigolo: «Portate il messaggio dell’opera fuori, perché c’è bisogno di riprendere un cammino intrapreso dai vostri nonni. Il passato faccia parte del vostro presente». Di Juan Diego Florez, esordio alla Scala nel ’96 a 23 anni, Meyer ricorda il primato dei do di petto nella Fille du régiment. «Quando mi ritiro nel camerino faccio le prove e arrivo a fare anche 90 volte i do». Canterà «Una furtiva lacrima»: «Portai in teatro una signora che lavorava per me. Quando cantai quest’aria mi disse: “La conosco, è quella di Pavarotti”». Manuel Legris ha preparato una creazione per cinque ballerini sulla musica di Verdi da Trovatore, Vespri siciliani e Jerusalem che definisce «una coreografia breve e leggera». Si è visto il pas-de-deux dallo Schiaccianoci di Nureyev, con Nicoletta Manni e Timofej Adrijashenko.