Corriere della Sera

«Qui e adesso», Ranieri e Morandi si abbandonan­o ai ricordi

- di Aldo Grasso

Che tenerezza! Massimo Ranieri e Gianni Morandi si abbandonan­o alle reminiscen­ze di gioventù: «Ti ricordi quella “Canzonissi­ma”?», «Tu per me eri già un idolo», «Ma davvero hai esordito a 15 anni?», «Allora avevamo tante speranze, la voglia di fare». I capelli tinti, le rughe del viso a fare da contraltar­e, la chitarra sempre pronta. Mancavano solo i giardini pubblici, la classica panchina, i lavori in corso e poi il quadro sarebbe stato perfetto.

Ranieri è tornato al teatro Sistina per proporre le quattro puntate di «Qui e adesso», con i suoi cavalli di battaglia e nuovi arrangiame­nti. Non c’è pubblico e fare un varietà senza pubblico è quasi peggio di una partita di calcio con lo stadio vuoto. Le canzoni si perdono nell’aria, i discorsi assumono un tono esclusivo, quasi intimo, gli intermezzi comici di Maria Di Biase e dei Jackal sembrano solo scampoli di «Made in Sud». Per non parlare degli interventi di Giorgio Assumma (l’avvocato che ha presentato Maria De Filippi a Maurizio Costanzo) e del suo accompagna­tore, anche loro in vena di ricordi Siae.

Ranieri è indeciso se essere attore (spiega che in greco antico attore si dice ipocrita, cioè simulatore) o cantante di successo («il popolare puro», secondo Morandi) e così, da tempo, quando canta recita (fin troppo) e quando recita canta: bastava vederlo duettare con il bravo Giuliano Sangiorgi in quella meraviglio­sa canzone di Domenico Modugno che è «Meraviglio­so».

L’aspetto divertente è che invita gli ospiti solo per parlare di sé, per dirci delle sue emozioni e dei suoi sentimenti artistici. Ma il momento più nostalgico è stato quando Ranieri e Morandi hanno rivolto lo sguardo al futuro: per quale canzone saremo ricordati? Massimo non ha dubbi: «Rose rosse» o «Perdere l’amore». Gianni è più titubante: «E se fossi ricordato per “Fatti mandare dalla mamma”?». Sì, noi siamo la nostra memoria.

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