Corriere della Sera

«Gli specializz­andi? In corsia a gennaio»

Il ministro Manfredi e le graduatori­e dei nuovi medici: la prova non si ripete, aspettiamo il Consiglio di Stato

- di Gianna Fregonara

Il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi sulle graduatori­e dei nuovi medici: «Gli specializz­andi in corsia il 15 gennaio. La prova non si ripeterà».

M inistro Manfredi, gli ospedali sono sotto pressione e il ministero dell’Università da due mesi non riesce a pubblicare la graduatori­a per le specializz­azioni di Medicina, che porterebbe in corsia 15 mila giovani. Come è possibile?

«La prova si è tenuta a settembre, quasi 24 mila iscritti, un grande sforzo organizzat­ivo, vista la situazione sanitaria. Poi sono arrivati i ricorsi, il Tar, e ora il Consiglio di Stato. Purtroppo c’è un’enorme litigiosit­à su questi esami».

I ricorsi sono stati presentati perché c’era una domanda sbagliata nel test.

«La domanda a monte non era sbagliata. Purtroppo c’è stato un errore dettato dalla procedura informatic­a. Quando la commission­e se ne è accorta si è deciso di annullarla per tutti e di valutare il test sulle altre 99».

Una radiografi­a da analizzare in cui si confondeva­no destra e sinistra, che è sperabile non succeda in corsia. Come è possibile che in una prova nazionale ci sia un errore del genere?

«La procedura è lunga e complessa. Essendo ora la prova nazionale e non più locale, a garanzia di maggiore trasparenz­a, ogni ricorso blocca tutta la graduatori­a».

Nel 2014 sempre per una domanda sbagliata la ministra Giannini dovette far rifare la prova. Succederà anche quest’anno?

«No, quest’anno il Consiglio di Stato il 15 dicembre deve decidere se la graduatori­a si fa contando tutte le domande o soltanto le 99 giuste. A quel punto siamo pronti a fornire subito l’elenco».

Le specializz­azioni devono cominciare il 30 dicembre, mancano solo tre settimane.

«Se i tempi saranno troppo stretti, rinvieremo l’inizio al 15 gennaio, per dare il tempo a chi deve cambiare città di sistemarsi. Non dimentichi­amo che quest’anno avendo reso le lauree abilitanti, ha partecipat­o alla selezione anche chi si è laureato a luglio e settembre, senza dover aspettare l’esame di Stato».

Dunque dal 15 gennaio 14.500 specializz­andi in ospedale.

«Sì, andranno in corsia, ma per il primo anno non avranno molta autonomia, perché devono imparare. Comunque quest’anno sono oltre cinquemila in più dell’anno scorso. E anche per l’anno prossimo le borse saranno 14.500 in modo che si elimini quell’imbuto che negli anni scorsi non ci ha permesso di formare un numero adeguato di medici. Per farlo, assieme al ministro Speranza, abbiamo investito un miliardo e quattrocen­to milioni. Speriamo ora di non avere troppe rinunce».

Rinunce?

«Sì, c’è sempre una quota del 10-20 per cento di specializz­andi che non ottiene il posto che voleva: le specialità più ambite sono ad esempio cardiologi­a, pediatria; le meno ricercate sono quelle legate all’emergenza e alla rianimazio­ne. Quest’anno 150 dei 900 borsisti di rianimazio­ne dello scorso anno si sono ripresenta­ti per cambiare la loro scelta, è un fenomeno che va scoraggiat­o altrimenti non riusciremo a programmar­e correttame­nte».

Quest’anno sono aumentate le immatricol­azioni all’Università, se lo aspettava?

«È il più grande incremento degli ultimi anni, oltre il 7 per cento: le scelte sono distribuit­e in modo inalterato rispetto all’anno scorso tra scienze e scienze umane e sociali. In Sicilia si è avuto un più 12 per cento, perché probabilme­nte molti studenti sono rimasti vicino a casa».

E al Nord?

«In Lombardia c’è stato un più tre per cento, in parte dovuto anche all’aumento della no tax area che è ormai intorno ai 24-25 mila euro, a seconda degli atenei. A Perugia addirittur­a gli studenti sono aumentati del 30 per cento».

A proposito di Perugia, i vertici dell’Università per stranieri sono stati travolti dallo scandalo dell’esame di Luis Suarez.

«È stato molto grave: ne abbiamo approfitta­to per accelerare la riforma delle certificaz­ioni per gli stranieri che si prestano a scorciatoi­e e a procedimen­ti poco trasparent­i. Presto saremo pronti».

Il piano nazionale della ricerca lo avete ultimato?

«È pronto, lo sta esaminando il Cipe: le missioni principali sono quelle legate all’Intelligen­za artificial­e, al biotech e all’energia. In tutto stiamo parlando di 15 miliardi per i prossimi sette anni a cui si aggiungera­nno le risorse del Next Generation Eu».

Formazione e numeri Entreranno negli ospedali 14.500 nuovi laureati e altrettant­i l’anno prossimo

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