Corriere della Sera

Da Quagliarie­llo a lady Mastella Chi potrebbe dare il soccorso in Aula

Centrodest­ra, Udc, senatori del Misto e «delusi» di FI Almeno 7 i voti che puntellere­bbero l’esecutivo sul Mes

- Paola Di Caro

I delicatiss­imi equilibri del Senato, con la maggioranz­a a rischio nel voto sulla riforma del Mes previsto per mercoledì, fanno accendere i riflettori sul possibile «soccorso» che potrebbe arrivare dall’opposizion­e.

Le posizioni ufficiali di Lega, FdI e FI sono chiare: si voterà no. E — come pretendono Salvini e Meloni — lo si farà sulla base di una mozione unitaria alla quale tutti dovranno adeguarsi. Non è previsto insomma, allo stato, che gli azzurri possano presentare un documento autonomo per tenere una posizione «più europeista», con il sì al Mes sanitario e il no alla riforma del meccanismo salva-banche e salva-Stati. Per ora il tentativo di mediazione è fallito. È da capire se si troverà in extremis una formulazio­ne che eviti il rischio spaccatura in FI (FdI e Lega hanno più interesse a portare al traino FI o a evitare un indiretto aiuto al governo?, si chiedono in tanti). E se la linea dura prevalesse, quanti azzurri sarebbero pronti allo strappo, sapendo che salvare il governo significa dire addio alla rielezione? Alla Camera, dove la maggioranz­a ha numeri certi, è ancora in dubbio come voteranno deputati che si sono già espressi a favore della riforma, come Brunetta, Polverini, Napoli e altri. Tutto può ancora succedere. Al Senato, dove ogni voto pesa come il piombo, pochi si scoprono.

Ma i soccorrito­ri per il governo potrebbero arrivare dalle componenti centriste dell’opposizion­e sia interne che esterne al centrodest­ra, forse 7, forse di più. Prima fra tutte l’Udc di Lorenzo Cesa, che conta tre senatori (De Poli, Binetti, Saccone) e alla quale guarda anche De Bonis, ex M5S. Il partito terrà una riunione oggi, le opzioni sul tavolo al momento sono due: o votare sì alla riforma o non partecipar­e al voto. «Per la nostra storia europeista, l’appartenen­za al Ppe, per noi sarebbe davvero difficile votare no...» dice Saccone.

Ci sono poi i tre senatori di Cambiamo, il movimento di Giovanni Toti: Quagliarie­llo, Berutti e Paolo Romani, che presenterà una mozione per chiedere al governo rassicuraz­ioni sul meccanismo del salva-Stati e garanzie per l’Italia: «Vediamo cosa ci diranno o che indicazion­i di voto daranno, poi decideremo», dice l’ex ministro azzurro. È molto probabile che voti sì Sandra Lonardo Mastella, oggi nel Misto. Mentre le pressioni aumentano per convincere qualche azzurro (e non solo) deluso, tanto più dopo l’avvertimen­to fatto trapelare dal Quirinale: se il governo cade si va a votare. Ovvero, per molti parlamenta­ri, si va a casa.

 ??  ?? ● Gaetano Quagliarie­llo, 60 anni, senatore di Cambiamo
● Gaetano Quagliarie­llo, 60 anni, senatore di Cambiamo
 ??  ?? ● Paolo Romani, 73 anni, senatore del partito Cambiamo
● Paolo Romani, 73 anni, senatore del partito Cambiamo
 ??  ?? ● Paola Binetti, 77 anni, senatrice del gruppo Udc
● Paola Binetti, 77 anni, senatrice del gruppo Udc
 ??  ?? ● Antonio De Poli, 60 anni, senatore del gruppo Udc
● Antonio De Poli, 60 anni, senatore del gruppo Udc
 ??  ?? ● Antonio Saccone, 51 anni, senatore del gruppo Udc
● Antonio Saccone, 51 anni, senatore del gruppo Udc

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