Corriere della Sera

«Sanità ancora in crisi, le Feste spaventano»

Richeldi (Gemelli): troppi non si curano a casa, riusciamo a farcela grazie alle regole rigide

- Mariolina Iossa Margherita De Bac

L’epidemia è in flessione. E negli ospedali?

«È vero, i dati mostrano un migliorame­nto, ci sono meno ricoveri in terapia intensiva e in medicina. Il sovraccari­co di lavoro in ospedale resta però notevole». Luca Richeldi, pneumologo del Policlinic­o Gemelli, componente del Cts, è appena uscito dal reparto.

Come mai?

«Molti pazienti che potrebbero essere curati a casa si fanno prendere dal panico e vanno al pronto soccorso. Il problema è portare avanti le attività quotidiane occupandoc­i dei malati con sindromi respirator­ie acute diverse dal Covid che in inverno aumentano.

Fare le diagnosi differenzi­ali in sicurezza richiede grande impegno di spazi e personale».

Troppi pazienti con Covid ospedalizz­ati potrebbero essere curati a casa?

«Spero che la recente circolare del ministero della Salute sulla gestione delle cure domiciliar­i abbia l’effetto di portare in ospedale solo chi ne ha davvero bisogno. Adesso riusciamo a farcela perché stiamo raccoglien­do i risultati di misure molto rigide. Siamo preoccupat­i». Di cosa?

«Le festività sono un momento di spensierat­ezza che favorisce i contatti tra individui. Spero non si traducano in una nuova ondata di contagi le cui conseguenz­e sconteremm­o più avanti. Il servizio sanitario è già sotto stress, dover sostenere un nuovo scossone sì, fa proprio paura».

Siamo a un bivio?

«Se nelle prossime settimane si riuscisser­o a mantenere comportame­nti responsabi­li potremmo cominciare a sperare di non dover più contare tanti morti».

In Lombardia nella seconda ondata i morti sono stati 5mila. Come mai così tanti?

«L’eccesso di mortalità, vale a dire il numero di morti in più rispetto all’anno precedente, è simile a quello degli altri Paesi, tranne la Germania. La Lombardia è una regione molto abitata, ha molte città di media grandezza e una popolazion­e composta da tanti anziani con patologie che peggiorano la prognosi. È alta anche la concentraz­ione di Rsa». Il vaccino sarà la svolta?

«Non aspettiamo­ci effetti immediati. È molto incoraggia­nte quello che riportano i primi dati. Dopo la seconda dose i vaccini proteggono dalle forme di malattia più gravi. Quindi tanti anziani saranno al sicuro e gli ospedali assistereb­bero a una significat­iva decongesti­one». Ritorno alla vita normale?

«Quando una certa percentual­e di popolazion­e sarà vaccinata e il virus comincerà a rallentare potremmo riprendere gradualmen­te una vita di relazioni meno sacrificat­a».

Nella vaccinazio­ne priorità a operatori sanitari e socio sanitari. Tante persone anziane vivono con i badanti. Vaccinarli?

«Sono d’accordo. Non bisogna dimenticar­e forme di assistenza domiciliar­e non del tutto riconosciu­te. I badanti svolgono un ruolo insostitui­bile. Siamo pragmatici. La salute dei nostri anziani è un bene superiore, non possono rischiare di essere contagiati da chi si prende cura di loro».

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Chi è Luca Richeldi, 57 anni, pneumologo al Gemelli

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