La scelta di Leonardo: da agente immobiliare ai voti presi a 50 anni
Aveva lasciato tutto e stava fra i malati di Aids
Aveva preso i voti a 50 anni fratel Leonardo Grasso. Dopo una vita normale, di agio e di svaghi e con poca confidenza con messe e preghiere, un lavoro da agente immobiliare e un’attività avviata. In sei giorni, nel 1988, aveva visto morire entrambi i genitori. Un grande trauma per lui. Qualcosa a quel punto era scattato dentro quello scapolo catanese, facendogli cambiare vita. Radicalmente.
«Capii — raccontò anni dopo — che sprecavo il mio tempo». Così Leonardo decise di dedicarsi a chi soffriva di più, agli ultimi, a quelli che la società spesso non vuole vedere, i malati di Aids. Erano anni difficilissimi, i primi della malattia, si moriva e tanto, non c’erano le cure di oggi e lo stigma sociale era ancora più pesante di quanto purtroppo non sia ancora ai giorni nostri. Facendo volontariato, Leonardo Grasso aveva incontrato i camilliani, i religiosi che dedicano la loro opera ad assistere gli ammalati, ed era diventato uno di loro, fratel Leonardo, donandosi agli altri, ai sofferenti.
Fino alla fine, fino alla morte all’alba di un sabato mattina, nella «sua» Tenda di San Camillo a Riposto, praticamente congiunta a Giarre (importante centro del Catanese), lì dove aiutava tossicodipendenti e malati di Aids a ricominciare e a trovare speranza e conforto. Il suo corpo è stato inghiottito dalle fiamme che sarebbero state appiccate da uno degli ospiti della struttura. L’autopsia disposta dalla Procura di Catania potrà chiarire meglio la dinamica dei fatti e appurare, tra l’altro, se il religioso non sia morto prima del rogo.
«Sono andato sul posto e ho potuto constatare lo sconforto tra i pochi ospiti ma anche il dolore dei padri e dei frati camilliani, ai quali porgo le mie più sentite condoglianze», ha raccontato il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, ricordando il bene fatto all’interno di quella struttura dal frate scomparso: «Il religioso si spendeva da tanti anni, con una generosità esemplare, in questa struttura nella quale la diocesi, grazie all’8 per mille, dona un contributo, fin da quando è stata fondata», ha ricordato il vescovo Raspanti.
Parlando della sua esperienza nel maggio del 2014 alla trasmissione della Rai La vita in diretta con Franco Di Mare per il quarto centenario della morte di San Camillo, fratel Leonardo aveva confermato di essere felice nell’operare a fianco dei più sofferenti e dei bisognosi. Non aveva rimpianti per la sua vita passata, ricca di divertimenti, ma che lo aveva lasciato vuoto e pieno di domande rimaste senza risposta. «Ho persone che vivono lì da vent’anni, perché non hanno chi li aiuti», aveva raccontato Leonardo Grasso davanti alle telecamere.
In quell’occasione, fratel Leonardo aveva ricordato come la parabola della sua esistenza somigliasse a quella dello stesso San Camillo, il fondatore dell’ordine dei Ministri degli infermi (i religiosi con la grande croce rossa sul petto), che dopo una vita scapestrata aveva dedicato tutto se stesso ad aiutare gli altri. Lo ha fatto anche lui. Facendo per tanti anni di quella «Tenda» la sua casa e la sua vita. Fino a quell’incendio divampato a Riposto, per ragioni e con dinamiche ancora oscure sulle quali gli investigatori stanno cercando di fare luce.