Virtus Roma, 2 giorni per i soldi Toti: o vendo o si chiude tutto
La storia del basket nella Capitale è al capolinea, la sopravvivenza della Virtus Roma è legata al filo sottilissimo di un’intricata storia di trattative, fondi d’investimento, cordate americane che appaiono e scompaiono come ombre cinesi. Martedì è l’ultimo giorno per continuare a sperare, perché ieri il proprietario storico del club, Claudio Toti, ha deciso di squarciare il silenzio per spiegare a una delegazione di tifosi quale sia realmente la situazione sul fronte passaggio di proprietà.
Se entro mercoledì non sarà pagata alla Federbasket la rata di 35 mila euro della tassa federale (scaduta il 25 novembre) la squadra sarà cancellata d’ufficio dalla serie A, ma il presidente non aspetterà il diktat dall’alto: o entro l’8 dicembre il fondo americano con cui è in trattativa da più di un mese darà una risposta definitiva e firmerà il contratto di acquisto o sarà lui a mettere la parola fine alla gloriosa storia della Virtus.
Quella storia fatta di uno scudetto indimenticabile (1983) vinto dal BancoRoma di Valerio Bianchini e Larry Wright nel giorno in cui al PalaEur si raccontò un record di presenze ancora imbattuto (14.438 spettatori), di una Coppa Campioni e una Coppa Intercontinentale, di una passione che in città aspetta sempre di essere mantenuta accesa.
Ai tifosi disorientati dalle chiacchiere e dalla paura di rimanere orfani, Toti ha mostrato sul proprio Ipad le prove della trattativa, le mail scambiate con gli americani e illustrato le condizioni per la cessione: 1 euro simbolico per la vendita e debito azzerato.
L’ultimo atto di chi questa società l’ha amata veramente, magari non riuscendo a comunicare all’ambiente la propria passione, al punto da sembrare spesso in preda a un delirio: l’iscrizione l’ultimo giorno utile al campionato malgrado da tempo avesse reso pubblica l’impossibilità del proprio gruppo imprenditoriale di proseguire a investire, il pagamento del primo stipendio in extremis prima che la Commissione federale abbassasse la propria mannaia sul futuro della squadra, l’allestimento in fretta e furia di un roster competitivo con la speranza di vedere le trattative andare avanti.
Ora siamo al punto di non ritorno, Toti non ha più la forza di andare avanti, ma se gli americani accetteranno il regalo, sarà lui stesso a saldare il debito federale e a permettere alla Virtus di avere un futuro. Un futuro il cui destino non sembra più essere nelle sue mani.
Difficile trattativa con un fondo Usa per cedere il club a 1 euro più i debiti