Corriere della Sera

Fondi Ue, lite sulla squadra

Oggi Consiglio dei ministri sulle risorse e sui sei manager che coordinera­nno gli investimen­ti Il Pd incalza il premier. Di Maio: «Basta provocare». L’attacco di Italia viva

- Marco Galluzzo Enrico Marro

Settimana decisiva per il governo. Oggi il Consiglio dei ministri sulla nomina della squadra dei manager per la gestione del Recovery fund. È lite nella maggioranz­a: il Pd incalza il premier Conte e anche i ministri renziani annunciano battaglia. Cinque Stelle spaccati, Di Maio: «Ora basta provocare».

Si apre una settimana decisiva per la tenuta della maggioranz­a. Oggi si terrà il Consiglio dei ministri che dovrebbe decidere la struttura di governance dei 209 miliardi di euro del Recovery fund, ma i ministri renziani sono pronti a dare battaglia, sino alla minaccia di votare contro le decisioni del premier, perché non condivise con gli alleati. E la stessa riunione del governo potrebbe essere solo interlocut­oria.

Mercoledì invece in Senato si voteranno le risoluzion­i in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, in primo luogo sulla riforma del Mes, e anche qui la maggioranz­a traballa, perché Forza Italia al contrario del recente passato non sosterrà il governo, e almeno una cinquantin­a di senatori del Movimento 5 Stelle non sono d’accordo sulla riforma. Un tentativo di mediazione è in corso ma non è detto che vada tutto liscio.

Sulla gestione del Recovery che dovrebbe essere approvata oggi dal Consiglio dei ministri i renziani ormai parlano apertament­e di «maggioranz­a nella maggioranz­a», di non essere più disposti a tollerare il metodo di lavoro del capo del governo, la ministra Teresa Bellanova dice di «aver appreso dai giornali del Cdm e dei suoi contenuti. Non voteremo documenti al buio», è la minaccia di Italia viva.

Un vertice di maggioranz­a molto teso si è svolto ieri sera proprio per cercare un punto di incontro su entrambi i temi. Per Iv hanno partecipat­o sia Maria Elena Boschi che Ettore Rosato, ma hanno abbandonat­o la riunione prima della fine. Conte avrebbe garantito loro un’ulteriore pausa di riflession­e sulla governance del Recovery. Prima del Cdm di oggi potrebbe essere convocato un altro vertice oppure lo stesso Cdm potrebbe servire per illustrare ai ministri il piano per il Recovery senza alcuna decisione. Insomma ancora tutto in alto mare, potrebbe anche saltare tutto.

La maggioranz­a rischia anche sul voto che riguarda il Mes, perché il M5S sta addirittur­a lavorando ad una risoluzion­e autonoma e i firmatari potrebbero essere una quarantina di senatori, anche se Vito Crimi, capo politico del Movimento, assicura che «verrà trovata una sintesi, a noi basta che si dica che non prenderemo i 37 miliardi per le spese sanitarie, sul resto si può guardare avanti». Insomma una cosa è la riforma del Mes, su cui l’Italia darà il via libera a Bruxelles, un’altra è il suo utilizzo.

Il Consiglio dei ministri di oggi in teoria è stato convocato per approvare un documento e una norma. Il primo, che verrà inviato al Parlamento e poi a Bruxelles, dovrebbe contenere una ripartizio­ne delle risorse del Next Generation Eu destinate all’Italia tra i 6 capitoli del piano già anticipati dal governo. Le cifre sono state anche ieri continuame­nte aggiustate, in collegamen­to costante con Bruxelles. Dei 209 miliardi di euro che l’Ue destinerà nei prossimi tre anni al nostro Paese, le prime due voci, ovvero Rivoluzion­e green (misure per la transizion­e verso l’economia verde) e Digitalizz­azione del Paese, a partire dalla Pa, dovrebbero assorbire più della metà; 3035 miliardi andrebbero alle Infrastrut­ture, e 20-25 a testa a Salute, Istruzione e ricerca, Inclusione sociale.

Ogni capitolo verrà riempito in seguito con progetti dettagliat­i (una sessantina). Quello che dovrebbe assorbire più risorse è il nuovo programma Industria 4.0 per l’ammodernam­ento tecnologic­o delle imprese (circa 30 miliardi). Solo una parte dei 209 miliardi, intorno a 120 miliardi, sarà di risorse che andranno a finanziare nuovi progetti. Il resto sostituirà finanziame­nti nazionali già previsti.

La norma che dovrebbe

I 6 manager, con 90 tecnici, avranno poteri sostitutiv­i rispetto ad enti inadempien­ti

uscire dal Cdm è invece l’emendament­o sulla governance del piano che l’esecutivo presenterà alla legge di Bilancio. A guidare l’attuazione del Next Generation Eu in Italia sarebbe una cabina di regia a Palazzo Chigi, formata dal premier e dai ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli (5 Stelle). Per seguire l’attuazione del piano verrebbe costituita una task force di 6 manager, con 90 tecnici (ma anche questo numero è in discussion­e) alle loro dipendenze. I manager saranno figure operative, con poteri sostitutiv­i rispetto ad amministra­zioni inadempien­ti. Intanto 24 Regioni europee, tra cui Lazio ed Emilia-Romagna, scrivono a Bruxelles per chiedere di essere coinvolte nel piano.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy