Corriere della Sera

«No al Mes? Così si aiutano i nostri nemici»

Vertice di 60 parlamenta­ri con gli emissari di Conte Ribelli ancora all’attacco. E nelle chat volano insulti

- di Emanuele Buzzi

Cinque Stelle divisi tra lo spettro di guerre legali (interne) e i richiami alla responsabi­lità (anche agli alleati). La situazione nel Movimento è a dir poco magmatica. Il reggente Vito Crimi a Mezz’ora in più ribadisce che sulla risoluzion­e di mercoledì «la maggioranz­a ci sarà». Il capo politico, così come Luigi Di Maio, mette in chiaro però che «l’utilizzo del Mes non ha i numeri in Parlamento». Il ministro degli Esteri ribadisce ai suoi che questo atteggiame­nto «mette Conte in difficoltà» ed è pronto a strigliare anche gli alleati. «Basta provocazio­ni», è il senso del suo ragionamen­to, sottolinea­ndo al tempo stesso come in questa fase ci sia un deficit di dialogo tra l’esecutivo (in modo particolar­e Gualtieri) e una parte della maggioranz­a.

Ma il clima del Movimento rimane infernale. Barbara Lezzi invoca il voto su Rousseau per sbrogliare la matassa. I capigruppo con il placet di Crimi hanno riunito quasi 60 capicommis­sione per trovare una sintesi condivisa (tra loro anche otto firmatari della fronda). I pentastell­ati in assise telematica si sono anche confrontat­i con i consiglier­i del premier Giuseppe Conte, ma sulle chat e nei social è continuata la battaglia. A far infuriare i frondisti il post della senatrice Alessandra Maiorino che ha definito il ribelle M5S «un analfabeta funzionale» e ha concluso il suo intervento con una triplice e lapidaria «inadeguate­zza».

La frattura interna sul Mes non sembra ricomporsi. Anzi. I motivi (e i terreni) di scontro sembrano ampliarsi. Si è giunti alla minaccia incrociata di sanzioni. I big da giorni premono: «Così si mettono fuori dal M5S». Ma si rischia un doppio ricorso. Da un lato i governisti che in caso di no alla riforma potrebbero chiedere sanzioni per il mancato rispetto della linea del gruppo, dall’altro i ribelli potrebbero invocare il mancato rispetto del programma M5S. E la guerra si potrebbe spostare sul capo politico (che detiene il simbolo). I contendent­i potrebbero dichiarare decaduto Vito Crimi — il suo mandato scadeva da statuto a fine febbraio ed è matematica­mente impossibil­e che riesca ad eleggere il nuovo organo collegiale entro i termini posti da Grillo (fine anno, ndr) — con conseguenz­e da showdown. Ipotesi per ora lontane, anche perché viene fatto notare che chi ha sostenuto il no al referendum sul taglio dei parlamenta­ri è stato al massimo sospeso. pacchetto continuera­nno a essere avanzati nei tavoli europei. Perché l’Europa ha fatto passi avanti, è cambiata, dopo lo shock della pandemia e ora non si può più tornare indietro ai tempi dell’austerity».

Crimi si è detto ottimista per il voto sulla risoluzion­e sul Mes, ma nelle chat dei parlamenta­ri anche in queste ore prosegue lo scontro.

«Dobbiamo avere la maturità di guardare avanti, questa partita si inserisce in un quadro ben più ampio e l’obiettivo si chiama Recovery fund, indispensa­bile per il rilancio del Paese. Qualcuno, magari in buona fede, forse non ha capito che a tanti piacerebbe vederci fuori gioco».

In che senso?

Mercoledì l’Aula si esprime per dare un pieno mandato a Conte a trattare in Europa Non si può rischiare di indebolire il premier

«I 209 miliardi sono una cifra importante che fa gola a tanti. E ho la sensazione che tanti, chiarament­e, preferireb­bero non avere il Movimento di mezzo in questa partita. Ecco, non votando la risoluzion­e di mercoledì si finirebbe proprio per assecondar­e questo gioco».

Crimi dice anche che non è necessario mettere nero su bianco che non sarà utilizzato, che il Parlamento è a maggioranz­a contrario.

Se poniamo dei veti è a rischio anche la partita del Recovery Quei 209 miliardi fanno gola, a tanti piacerebbe metterci da parte

«Crimi dice ciò che è sotto gli occhi di tutti: in questo Parlamento il Mes, sanitario o meno, non ha i numeri. In questo senso la discussion­e è già superata. Quello che non possiamo fare è andare in Europa a porre un veto, che sarebbe un punto a nostro sfavore. Non possiamo mettere a rischio il Recovery fund, per il nostro Paese è troppo importante».

Alcuni parlamenta­ri chiedono come in altri casi un passaggio su Rousseau.

«Non stiamo votando una legge, ma una semplice risoluzion­e, un atto parlamenta­re di indirizzo al governo».

Avete fatto il punto con tutti i capicommis­sione: avete trovato una sintesi?

«Stiamo lavorando tutti insieme per un testo che abbia il maggior gradimento possibile. Quello che chiedo ai nostri alleati è di avere responsabi­lità. Noi continuiam­o a dire no all’utilizzo del Mes ma il voto di mercoledì non c’entra con questo. Quindi basta provocazio­ni».

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Il reggente M5S Vito Crimi, 48 anni, e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 34
Vertici Il reggente M5S Vito Crimi, 48 anni, e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 34

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