Corriere della Sera

Marcucci: «Non tramo contro i dem e il governo Il premier cambi passo»

- di Monica Guerzoni

Andrea Marcucci non ne può più delle voci che lo dipingono con il trolley in mano, pronto a traslocare in Italia viva. Amareggiat­o e determinat­o a fare chiarezza, il presidente dei senatori del Partito democratic­o mette a tacere i «bugiardi» e assicura che è al lavoro per salvare Conte: «Comprendo i travagli del Movimento Cinque Stelle, però questa maggioranz­a è nata europeista. Non sarebbe accettabil­e se proprio l’Italia bloccasse il necessario processo di riforma del Mes».

Se mercoledì al Senato la maggioranz­a va sotto il premier deve dimettersi, come ha detto Renzi?

«Il governo non può non avere i voti su un passaggio centrale di politica estera. Ma Conte ce la farà».

Davvero lei lavora per far mancare i voti al governo?

«È una battuta? No, non è vero. Sono impegnatis­simo a lavorare con i capigruppo perché i voti sulla risoluzion­e ci siano e la maggioranz­a ne esca persino rafforzata».

Perché ha raccolto 25 firme contro Conte?

«Non erano contro Conte, ho scritto al premier perché 25 senatori del Pd me lo hanno chiesto. Sul Dpcm si è fatto un lavoro di buon senso, ma anche qualche errore».

Voleva far vedere che ha i numeri per far cadere il governo?

«Fantasie. La mia battaglia sui ricongiung­imenti non è personale, è l’istanza di un gruppo con forti radici sul territorio. Mi auguro che Conte modifichi queste norme e mi stupisco che battersi perché chi vive nei piccoli Comuni possa andare a trovare un genitore, come a Roma o a Milano, sia visto come atto contro il governo. A me sembra di lavorare per il Paese».

Non è strano che ogni sua mossa per il Paese sia in sintonia con Renzi, prima che con Zingaretti?

«Io non lascio a Renzi il campo sulle istanze riformiste, se poi su alcune questioni c’è sintonia se ne facciano una ragione, è nel dna del Pd. Se uno critica il governo su un tema di buon senso e viene considerat­o un avversario, qualcosa non funziona. Ma non credo che Conte, con il quale ho parlato a lungo, mi consideri un avversario».

Nel Pd si pensa che lei sia la quinta colonna di Renzi...

«Sono allibito, chi lo dice è un bugiardo, che lo fa in modo falso e strumental­e. Io sono un fondatore del Pd e ho visto andare via tanti, Rutelli, Bersani, Speranza, Renzi».

Non sta per traslocare in Italia viva?

«Mi dispiace, ma credo nel Pd e rimango a casa mia, più motivato che mai, mantenendo la barra dritta con tanti colleghi di Base riformista. Chi mette in giro altre voci forse non tollera posizioni diverse, ma questa è la democrazia parlamenta­re».

Il Pd le ha chiesto di lasciare la guida del gruppo?

«No, mai. Credo che Zingaretti, per il quale ho grande stima, voglia avere un gruppo che dà idee e indica una prospettiv­a. Forse qualcuno spera che io me ne vada, ma non credo Zingaretti».

Se Conte il 9 si salva chiederete il rimpasto?

«Abbiamo l’emergenza sanitaria, il Recovery, il Mes, i ristori, il Bilancio. Ne parleremo dopo. Qualche settimana fa in Aula chiesi a Conte con forza di valutare la sua squadra di governo e lo confermo. Non penso a un rimpasto, ma ad una assunzione di responsabi­lità».

Un passo indietro?

«No, quella fu la lettura dei malevoli. A Conte io sto chiedendo di cambiare passo».

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I democratic­i Andrea Marcucci, 55 anni, Andrea Orlando, 51, e il segretario del Pd Nicola Zingaretti, 55
Tensioni I democratic­i Andrea Marcucci, 55 anni, Andrea Orlando, 51, e il segretario del Pd Nicola Zingaretti, 55

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