Corriere della Sera

«Impossibil­e sapere quanti l’abbiano preso La copertura sia totale»

L’infettivol­ogo Andreoni: troppe incognite

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

Massimo Andreoni, direttore scientific­o della Società italiana di malattie infettive, cosa consiglia a chi ha già avuto il Covid-19?

«Da medico gli proporrei di vaccinarsi se appartiene, per età, alle fasce di popolazion­e che potranno essere immunizzat­e per prime secondo il piano del ministero della Salute».

Il commissari­o per l’emergenza Arcuri ha annunciato che chi ha avuto il Covid non verrà vaccinato per primo né per secondo perché non è urgente. Quindi?

«È difficile immaginare che ci sarà una selezione, tu sì, tu no. Mi sembra più semplice dal punto di vista organizzat­ivo immunizzar­e anche chi dovrebbe avere già sviluppato le difese. La finalità di una campagna di vaccinazio­ne di massa è quella di dare la massima protezione possibile alla comunità».

Fare la profilassi dopo essere guariti è rischioso?

«No, tutt’al più il vaccino funge da richiamo. Una seconda dose che si aggiunge a quella naturalmen­te indotta dall’infezione da Sars-CoV-2. Un’altra consideraz­ione. Almeno il 3% degli italiani, probabilme­nte il doppio, sono stati contagiati ma sono rimasti asintomati­ci e non sanno di essere immuni».

Quindi?

«A maggior ragione, non sapendo di avere gli anticorpi, andranno a fare il vaccino. Sarebbe anti economico sul piano organizzat­ivo andare a distinguer­e con i test sierologic­i i cittadini suscettibi­li al virus da quelli che lo hanno già incontrato».

Come funziona con le altre malattie infettive?

«In linea di massima non è indicato vaccinarsi se si è avuta la malattia. Si presume che sia presente la protezione sufficient­e. Non dimentichi­amo che l’infezione naturale produce una stimolazio­ne superiore a quella indotta dalla profilassi. Però nel caso del

Sars-CoV-2 sono da mettere in conto diverse incognite».

Quali?

«Non sappiamo quanto dura l’immunità in chi si è ammalato. Inoltre, sono stati descritti diversi casi di reinfezion­e dopo la guarigione. In più è stato visto che alcuni pazienti dopo la malattia non hanno conservato gli anticorpi. Sono tre caratteris­tiche speciali di questo virus e servono ancora studi di approfondi­mento».

È giusto dare la priorità a chi non ha conosciuto l’infezione?

«Sì, a parità di età e di fragilità dovuta a altre patologie, è più urgente vaccinare i cittadini suscettibi­li al virus».

I vaccini di cui si parla sono sicuri?

«Se superano l’esame delle agenzie regolatori­e sono sicuri, possiamo esserne certi. Vacciniamo­ci. L’unica incognita è se, oltre a prevenire le forme gravi di Covid in una percentual­e che va dal 90 al 95%, a seconda del farmaco, impediscon­o la trasmissio­ne del virus. La probabilit­à di questa seconda efficacia è molto alta».

Una volta vaccinati, via la mascherina?

«Non illudiamoc­i. Innanzitut­to bisognerà ricevere una doppia inoculazio­ne, a distanza di circa un mese l’una dall’altra. Bisogna aspettare

Anticorpi

Ci sono stati diversi casi di reinfezion­e. Nessun rischio a vaccinarsi anche se ci si è ammalati

prima di poter allentare le misure di distanziam­ento».

L’epidemia è in remissione?

«No. Parlare di riapertura di alcune attività dopo le feste di Natale mi sembra una pazzia. La terza ondata va prevenuta, non si può stare dietro ai dati attuali, in migliorame­nto. Vediamo che succede più avanti».

E sul fronte delle cure?

«C’è un unico antivirale specifico contro questo virus, il Remdesivir sul quale esistono però dati contrastan­ti (l’Oms, per esempio, lo sconsiglia, ndr). Va utilizzato bene, precocemen­te e allora dà buoni risultati. Ho la sensazione che si attenda troppo prima di somministr­arlo».

E gli anticorpi monoclonal­i?

«Siamo in attesa di sperimenta­rli anche in Italia. Anche in questo caso andranno utilizzati nelle primissime fasi della malattia».

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(Imagoecono­mica) Laboratori­o Una ricercatri­ce di AstraZenec­a
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Professore Massimo Andreoni è primario di Malattie infettive a Tor Vergata

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