Zaki in tribunale, un’esile speranza La mano sul cuore «Grazie, sto bene»
Egitto, oggi il verdetto sul rilascio dello studente
Ore di attesa al Cairo e un’altra «notte di angoscia». Si è conclusa ieri pomeriggio alla terza sessione del Tribunale per l’antiterrorismo del Cairo l’udienza per il rinnovo della detenzione preventiva di Patrick Zaki.
Speranze, segnali, mentre i giorni nella «Tomba», come viene chiamato il carcere di Tora in cui è rinchiuso lo studente, hanno superato quota 300. E se l’esito dell’udienza è atteso per oggi, è stata la stessa legale del giovane, Huda Nasrallah, a spiegare che l’ottimismo è poco. «Spero che venga rilasciato domani (oggi per chi legge, ma non lo prevedo a causa di una risposta data dal giudice ad una mia richiesta su dei libri destinati a Patrick», ha spiegato Nasrallah. «Purtroppo non c’è molto da prevedere: speriamo che sia liberato», le fa eco dall’Italia Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.
Zaki, presente in aula, è apparso a chi l’ha potuto vedere provato ma reattivo. Ha dichiarato «infondate» le accuse contro di lui e ha chiesto al giudice di verificare l’autenticità dei post sulla base dei quali è accusato di propaganda sovversiva. A far scattare le manette il 7 febbraio, al suo rientro dall’Italia, l’accusa di diffusione di post su Facebook con lo scopo di «destabilizzare la sicurezza dello Stato», un reato perseguito in Egitto dalla legge sull’antiterrorismo.
Alla seduta hanno preso parte per la prima volta dopo il blocco decretato a causa dell’emergenza coronavirus i rappresentanti delle ambasciate di Italia, Germania, Olanda e Canada, più l’avvocato dell’Unione Europea. Una presenza che ha portato altra speranza. Alla vista del delegato italiano, Zaki si è messo la mano sul cuore in segno di ringraziamento e ha alzato il pollice verso l’alto a indicare che sta bene.
Nella stessa udienza il giudice ieri ha stabilito il congelamento dei beni dei tre direttori dell’Eipr, Mohamed Basheer, Karim Ennarah e Gasser Abdel Razek, rilasciati giovedì dopo essere stati arrestati a metà novembre. Un ordine che — riferisce l’Eipr non dovrebbe riguardare i beni dell’ong con cui Patrick ha collaborato in passato ma solo quelli dei direttori. «Hanno deciso senza ascoltare neanche una parola della difesa», hanno commentato i dirigenti della Eipr. Legami, intrecci. Procedimenti che paiono aggrovigliarsi.
E se era stata proprio la pressione internazionale e la scarcerazione dei tre ad accendere un barlume di luce per Zaki, Abdel-Fattah Al-Sisi è atteso oggi all’Eliseo, dove incontrerà Emmanuel Macron.
E la speranza — anche qui flebile — è che il presidente francese ponga al generale il tema degli oppositori in carcere, di Patrick Zaki ma anche di tutti gli altri 60 mila prigionieri politici rinchiusi nelle prigioni del regime.
Il presidente egiziano è atteso oggi all’Eliseo: non si sa se Macron porrà il tema dei diritti