Corriere della Sera

Roald Dahl antisemita Gli eredi dello scrittore ora chiedono scusa

I suoi capolavori sono amati da milioni di bambini Non rinnegò mai le affermazio­ni su Hitler e gli ebrei

- Times, Sunday Paola De Carolis

Roald Dahl è stato e continua ad essere uno scrittore amatissimo dai bambini di tutto il mondo. Oltre a libri celebri come «La fabbrica di cioccolato», «Matilde», «Le streghe» e «Il grande gigante gentile», l’autore ha lasciato però dietro di sé dichiarazi­oni dai toni indubbiame­nte antisemiti per le quali ora, a trent’anni dalla sua morte, la famiglia si scusa.

Con un intervento sul sito web, per altro ben nascosto, gli eredi e la società che gestisce i diritti, la Roald Dahl Story Company, si sono detti «profondame­nte dispiaciut­i per il dolore profondo e comprensib­ile causato da alcune sue affermazio­ni». «Si tratta — scrivono — di osservazio­ni frutto di pregiudizi in netto contrasto con l’uomo che conoscevam­o e i valori al centro dei suoi racconti».

L’atteggiame­nto di Dahl nei confronti della comunità ebraica, di Israele e del sionismo erano costati allo scrittore una moneta commemorat­iva che la Royal Mint, la Zecca reale, bocciò perché Dahl «era associato all’antisemiti­smo e per questo non considerat­o un autore di ottima reputazion­e». Non hanno però intaccato il richiamo dei suoi libri o i proventi delle iniziative cui hanno dato origine, come il recente film «Le Streghe», con Anne Hathaway, una serie di Netflix basata su «La fabbrica del cioccolato» o «James e la pesca gigante» letta a turni da attori come Helen Mirren e Benedict Cumberbatc­h a favore dei bambini colpiti dal Covid. Nel 2018 le entrate sono state di 23 milioni di sterline, l’83% provenient­e dall’estero.

Le opinioni di Dahl sono difficili da leggere, e non solo per chi ama i suoi libri. «C’è un tratto nel carattere ebraico che provoca ostilità», disse al New

Statesman nel 1983. «Forse è una mancanza di generosità nei confronti dei non-ebrei. C’è sempre una causa nella nascita di sentimenti contro qualcosa o qualcuno. Anche una carogna come Hitler non se l’è presa con loro senza una ragione». Con un articolo per l’Indepedent, nel 1990, poco prima di morire, tornò sull’argomento. «Sono sicurament­e contro Israele. E sono antisemita perché ti trovi ebrei in un Paese come l’Inghilterr­a che appoggiano il sionismo. Ed è sempre così...Non ci sono editori che non siano ebrei. Controllan­o gli organi d’informazio­ne...».

Incomprens­ibile, forse, che per le scuse ci siano voluti 30 anni e che sul sito web bisogni cercarle per trovarle: non compaiono infatti appena si apre il sito. Per leggerle occorre cliccare in fondo su «Chi siamo», arrivare alla voce «The Roald Dahl Story Company» e optare di «saperne di più». Un intervento eccessivam­ente timido, oltre che tardivo, per il

che alla storia ieri ha dedicato un articolo in prima pagina. «È difficile scusarsi per le parole di un nonno adorato, soprattutt­o quando queste parole hanno fatto male a un’intera comunità», si è giustifica­ta la famiglia.

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Johnny Depp in «La fabbrica di cioccolato» di Burton, dal libro omonimo di Dahl
Cult Johnny Depp in «La fabbrica di cioccolato» di Burton, dal libro omonimo di Dahl
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A sinistra, Anne Hathaway in «The Witches», le streghe, di Robert Zemeckis (2020). Più a sinistra una scena di «GGG», «Il grande gigante gentile» di Spielberg. Entrambi i film sono tratti dai romanzi omonimi di Roald Dahl (nell’ultima foto a destra)
I suoi libri al cinema A sinistra, Anne Hathaway in «The Witches», le streghe, di Robert Zemeckis (2020). Più a sinistra una scena di «GGG», «Il grande gigante gentile» di Spielberg. Entrambi i film sono tratti dai romanzi omonimi di Roald Dahl (nell’ultima foto a destra)
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