Corriere della Sera

I vicini di Genovese «Feste e soprusi, anni da incubo»

La famiglia andata via dopo decine di party: «Buttafuori sotto casa e notti senza dormire»

- di Cesare Giuzzi e Giuseppe Guastella

«La prima cosa che facevo quando rientravo in casa era guardare se c’erano le luci accese. Se tutto era illuminato, voleva dire che quella notte non avremmo dormito». Per la musica altissima e il caos. C’è un mondo rimasto in ombra per anni nel palazzo vicino a piazza Duomo diventato il regno di Alberto Genovese e delle sue notti esclusive che per chi abita lì è stato «un incubo durato più di due anni».

Decine di episodi, almeno 13 interventi di polizia e carabinier­i, lamentele ed esposti per i party esagerati a «Terrazza sentimento». A raccontare dall’interno quel periodo è Fabio (nome di fantasia), 38 anni, lavoro in una società informatic­a, moglie 35enne imprenditr­ice e artista, una figlia piccola. Per mesi, prima che emergesse la storia della violenza sulla modella 18enne costata l’arresto a Genovese (indagato anche per un sospetto stupro su una 23enne a Ibiza), e che le immagini delle serate iniziasser­o a circolare ovunque, ha combattuto una battaglia infinita solo per poter chiudere occhio la notte. Anche il console austriaco che vive lì vicino e altri residenti hanno chiamato decine di volte le forze dell’ordine e ora, chiuse le indagini sul disturbo della quiete pubblica, Genovese rischia un processo anche per questo.

Oggi Fabio e la sua famiglia vivono fuori Milano ma contano di tornare: «È iniziato tutto a fine maggio 2017 con la festa di inaugurazi­one, noi quel weekend non c’eravamo — racconta —. Se uno fa una festa al mese ci sta. Infatti all’inizio abbiamo lasciato andare pensando che si trattasse di una cosa sporadica. Invece la situazione è peggiorata». I momenti più critici nella settimana della Moda e in quella del Mobile: «Anche tre, quattro feste in pochi giorni». Così iniziano le prime lamentele.

Genovese lascia il suo numero di cellulare, sembra gentile. Dura poco: «Poi ha smesso di rispondere». Allora non è rimasto che rivolgersi alla polizia. «Abbiamo chiamato almeno il doppio delle volte in cui gli agenti sono effettivam­ente intervenut­i. La polizia aveva le mani legate perché, come ci dicevano, non potevano entrare in casa». I vicini pensano che circoli anche droga, ma sono solo timori, sospetti senza prove. «Una volta, appena arrivati gli agenti, si sono presentati i legali di Genovese». Così la famiglia si affida ad avvocati e investigat­ori privati.

La sera di mercoledì 29 maggio 2019 iniziano i «controlli». Sulla terrazza c’è l’esibizione di un noto attore-cantante. Davanti al portone del palazzo una specie di buttafuori che fa la guardia come se fosse l’ingresso di un locale notturno: «Siete qui per la festa del signor Alberto?». Una volta dentro al cortile dalle colonne rivestite di marmo bianco, grazie a un codice segreto gli invitati, la maggior parte ragazze, salgono fino al

sesto piano con l’ascensore, che per gli altri inquilini si ferma al quinto. Qui Genovese ha installato un pesante cancello che impedisce tuttora l’accesso alle scale: «Proprietà privata». Poi ha fatto murare il resto dei gradini chiudendo il passaggio al vano ascensori. Tanto che l’imprendito­re, dopo le proteste dei vicini, pur di non «riaprire» l’accesso al piano ha trasferito a sue spese al pianterren­o l’impianto motore. «Terrazza sentimento» è un topic sui social. Gli hashtag su Instagram rimandano a video di feste di compleanno, addii al celibato, party in piscina. Sulla pagina Facebook dove c’è perfino il cellulare di Genovese, una donna chiede se può «affittare la location per una festa dei 50 anni» come fosse una discoteca. «Il portinaio ci avvisava di prepararci a fare la notte in bianco perché nel pomeriggio erano passate casse di alcolici», racconta Fabio. È uno straniero, lavora qui da 3 anni e si limita a dire che la casa di Genovese è chiusa.

Il 28 maggio 2017 si celebrano i 40 anni del mago delle startup. Al party ci sono decine di giovani, dj, fotografo, vocalist e sassofonis­ta. Sui social finiscono le immagini di champagne, cocktail, sulla terrazza decine di persone con in mano torce luminose. Ogni invitato ha un braccialet­to bianco al polso, come nei villaggi turistici. «Una volta mia moglie ha avuto un attacco di panico e abbiamo dovuto chiamare il 118. Era appena nata la nostra bambina. Dopo il parto ha dovuto prendere dei rilassanti. Purtroppo c’è chi pensa che con i soldi sia possibile qualsiasi cosa: io pago e faccio tutto quello che voglio».

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A sinistra, una delle feste nella «Terrazza Sentimento» di Alberto Genovese. A sinistra, l’ex imprendito­re con due ospiti nella piscina con vista su Milano. Sopra il lussuoso attico fotografat­o dalla strada
Lusso A sinistra, una delle feste nella «Terrazza Sentimento» di Alberto Genovese. A sinistra, l’ex imprendito­re con due ospiti nella piscina con vista su Milano. Sopra il lussuoso attico fotografat­o dalla strada
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