REDDITO CITTADINANZA, ANCORA UN BUCO NEI CONTROLLI
Mentre si attende la riforma del Reddito di cittadinanza (ora che anche i 5 Stelle ammettono che serve un «tagliando») il paradosso è che, a quasi due anni dalla legge, essa è ancora non applicata in un punto decisivo, quello dei controlli, che lo stesso Movimento aveva assicurato sarebbero stati rigorosissimi. Tanto che la legge stabilisce che l’Inps verifica, «entro 5 giorni» dalla domanda, il possesso dei requisiti, acquisendo «dall’Anagrafe tributaria, dal Pubblico registro automobilistico e dalle altre Amministrazioni pubbliche detentrici dei dati, le informazioni necessarie». «Con provvedimento dell’Inps, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite la tipologia dei dati, le modalità di acquisizione e le misure a tutela degli interessati. In ogni caso (quindi anche senza aver fatto tutte le verifiche, ndr.) il riconoscimento da parte dell’Inps avviene entro la fine del mese successivo alla trasmissione della domanda». Ed è quello che è avvenuto finora: erogazione del Reddito senza tutti i controlli previsti. L’Inps infatti ha presentato al Garante solo il 20 novembre il provvedimento sulla acquisizione dei dati da altre amministrazioni, per avere il via libera della Privacy. Che è arrivato il 26 novembre. Tutto a posto allora, sia pure in ritardo di 20 mesi e quando ormai i primi percettori del Reddito hanno già preso i primi 18 mesi di sussidio? No, perché l’ok del Garante non esaurisce la procedura. L’Inps dovrà fare singole convenzioni per lo scambio dati con ciascuna delle amministrazioni: col Pra per verificare il possesso di veicoli; con anagrafe tributaria per i controlli su case e depositi bancari; col casellario giudiziario per i carichi penali; con Regioni e Comuni per vedere eventuali altre prestazioni e i requisiti anagrafici. Solo allora l’Inps potrà finalmente fare tutti i controlli previsti dalla legge prima di pagare.