«Due», il thriller del cuore per superare vecchi tabù
Sukowa protagonista di una storia sull’amore lesbico tra donne mature
Due. Due donne anziane. Due appartamenti sullo stesso pianerottolo. Due porte schiuse, appena può Nina sconfina nella casa di Madeleine, detta Mado. E solo allora la porta si chiude. E inizia l’altra vita, quella di una coppia unita da amore profondo e segreto. Amore proibito, perché nella cittadina francese dove le due vivono l’omosessualità è ancora scandalo. Ma nessuno sospetta nulla, per tutti le due sono solo vecchie amiche, Madeleine è vedova, i suoi due figli hanno la loro vita. Nina non ha nessuno. Logico che si facciano compagnia. Ma poi un evento inatteso ribalta tutto, la verità nascosta per tanto tempo viene fuori, scardinando ogni certezza.
Esordio sorprendente di Filippo Meneghetti, regista italiano che vive in Francia, Due è un film insolito, un thriller del cuore che affronta con commovente sincerità due tabù, forse non solo relegati nella provincia, l’amore lesbico e l’amore tra vecchi. Che, come ogni altro, è fatto di complicità, tenerezza, sensualità mai spenta. A prestare sguardi e corpi di meravigliosa intensità, due attrici leggendarie: Barbara Sukowa e Martine Chevallier. Se Due è stato applaudito a tanti festival, venduto ovunque (in Italia lo distribuirà Teodora), scelto per rappresentare la Francia agli Oscar, buona parte del merito va certo a loro.
«Una notizia bellissima, questo film sta conquistando il mondo come ha conquistato subito anche me — esulta da New York, dove vive, Barbara Sukowa —. Non conoscevo Filippo, ma i giovani registi mi ispirano fiducia, spesso sono più interessanti. Quando ho letto il copione non ho esitato. Una storia così forte e coraggiosa capita di rado, e ancor più di rado ci sono bei ruoli per noi attrici ormai in età».
Qui capaci di sfoderare un talento e un fascino difficili da eguagliare. «Né io né Martine siamo omosessuali, l’amore al femminile è stata una scoperta che abbiamo fatto insieme. Prima di girare ci siamo incontrate molte volte, abbiamo parlato dei nostri amori passati. E quando siamo state sul set i gesti sono venuti facili, l’intimità non ha creato imbarazzi. L’amore è amore e basta. Gli abbracci, le carezze, le parole che ci si dice sono le stesse. Il momento in cui Nina e Mado ballano tra le pareti della casa che nasconde il loro legame, è più erotico di qualsiasi scena esplicita. Questo è un film molto fisico: tutto passa per i nostri volti senza trucco, con le rughe e i segni del tempo delle donne vere. Tutto passa per i nostri corpi, la passione, la confidenza, la malattia».
Quando Mado è colpita da un ictus, ricoverata in ospedale, la coppia viene divisa. Nina tenta in ogni modo di raggiungerla, ma le visite sono riservate ai parenti. E lei ufficialmente non è niente. La sua insistenza insospettisce i figli di Madeleine, la verità viene a galla. «I figli si rivelano molto più conservatori, la loro madre non può essere così. Magari una pazza, ma non una lesbica. Da sempre hanno creduto che il grande amore della mamma fosse stato il loro padre, e ora vien fuori che, ancora quando era vivo, lei lo tradiva. Con una donna. Ogni certezza va a pezzi, la sola soluzione è rinchiudere in casa la madre, affidarla a una badante, tener fuori dalla porta l’intrusa».
Disperata, Nina si aggrappa allo spioncino per controllare le mosse del cerbero, trovare qualche spiraglio per incontrare l’amata. Il colpo di scena finale sarà sulle note di una vecchia canzone travolgente di Petula Clarke, Chariot:
«Noi ce ne andremo/ sul tuo carro tra le nuvole/ per dormirti a fianco sempre/ In mezzo ai pericoli e alle gioie/ Io parto con te».
Regista italiano
Il film di Meneghetti è stato scelto per rappresentare la Francia agli Oscar