Corriere della Sera

L’inchiesta a una svolta: «Diego non curato»

Si aggravano le posizioni dei due medici. E si infiamma la lotta per l’eredità

- Carlos Passerini

«Grave incuria da parte dei medici, nessuno si occupava del paziente». Non che ci fossero grossi dubbi, le fotografie dell’indegno letto di morte nella villa di Tigre le abbiamo purtroppo viste tutti, ma a dieci giorni dalla morte di Diego Maradona l’inchiesta penale sugli ultimi giorni del Diez e sulle responsabi­lità di chi gli stava accanto potrebbe essere a una svolta. Stando al quotidiano La Nacion prende infatti sempre più corpo l’ipotesi di «morte derivata da mala gestione del paziente». Si complicano quindi sempre più la posizione del medico Leopoldo Luque e della psichiatra Agustina Cosachov. «Nessuno aveva il controllo del paziente» ha riferito una fonte investigat­iva, parlando di «disorganiz­zazione totale» nella gestione postoperat­oria.

Nelle prime relazioni dei giudici della Procura di San

Isidro si nota che «il paziente non era monitorato, non era sottoposto a continuo controllo medico come le sue condizioni avrebbero richiesto e non assumeva alcun farmaco per le sue patologie cardiache». In sostanza sta emergendo in maniera sempre più chiara che Diego non doveva essere dimesso dalla clinica Olivos, ma andava portato in un centro specializz­ato per proseguire la riabilitaz­ione. E non di certo una squallida stanza senza nemmeno le ante, senza un bagno vero. «Siamo davanti alla possibilit­à che sia stato commesso un reato, è possibile dire che potremmo trovarci davanti a un omicidio colposo» ha aggiunto la fonte investigat­iva.

L’inchiesta penale sta prendendo insomma la piega più prevedibil­e, la più scontata: è stato chiaro fin da subito che qualcuno ha sbagliato, che

Diego è stato lasciato solo, abbandonat­o a se stesso.

Il processo sarà però tortuoso, innanzi tutto bisognerà attendere l’esito degli esami supplement­ari legati all’autopsia. Ma il rimpallo di responsabi­lità è già cominciato, l’accusa è pesante: una condanna potrebbe costare cinque anni di prigione. Sarà una battaglia lunga e senza esclusione di colpi, come per l’eredità, una telenovela triste che ogni giorno riserva episodi nuovi. Ora prende corpo l’ipotesi che i resti del Diez vengano addirittur­a riesumati. A richiederl­o è uno dei presunti figli segreti, Santiago Lara, che ha bisogno del dna per effettuare il test e dimostrare la parentela.

«Voglio solo la verità» dice, ma in ballo c’è una fortuna da 70 milioni di dollari e la sua richiesta ha scatenato una battaglia nella battaglia. L’ex moglie Claudia con le figlie Dalma e Giannina non ne vogliono sapere: il corpo non si tocca. Da una parte i cinque figli riconosciu­ti, dall’altra i sei che da ogni parte del mondo stanno avviando azioni legali: in mezzo, ovvio, i soldi di Diego, il suo tesoro maledetto, in vita come in morte.

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(Afp) Murales Maradona dipinto sui muri anche in Grecia, a Salonicco

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