Doti fisiche eccezionali Un talento unico Il fenomeno Alex è vivo
Dal doping al duro lavoro con il suo tecnico Donati
Talento puro, nessuno ha mai potuto negarlo. Fisico bestiale, baciato da madre natura. Eppure solo in tempi molto recenti, a rileggere le sue parole nell’intervista al Corriere della Sera dell’altro giorno, Alex Schwazer è divenuto «un atleta completo». Lo spartiacque tra prima e dopo è netto: inizio primavera 2015, quando il marciatore altoatesino chiede di essere allenato da Sandro Donati. Ex c.t. della velocità di atletica leggera, grande allenatore prima di diventare — suo malgrado — il simbolo e la memoria storica della lotta al doping in Italia, Donati accetta la sfida e si rimette in pista.
Schwazer ha bisogno di essere ricostruito, di rimettere in moto tutta la sua macchina: non soltanto psicologicamente, ma anche sotto il profilo fisico e tecnico. Soprattutto tecnico. «Quando ho cominciato ad allenarlo — racconta Donati — Alex era un gigante di 187 centimetri ma dai piedi di argilla. Per piedi, in ambito sportivo, si intende l’efficienza della muscolatura che aziona i piedi, specialmente quella del polpaccio. Così ho avviato un programma di potenziamento muscolare di quel settore, preoccupandomi che la migliore efficienza corrispondesse a una maggiore rapidità di azione».
Questo il primo step, che affondava nei tre principi cardine della metodologia di lavoro di Donati: 1. Allenamento come composizione di diversi tipi di esercitazioni; 2. Allenamento di un fondista come sommatoria di efficienza respiratoria e muscolare; 3. Allenamento adattato alle caratteristiche dell’atleta e non inteso come semplice trascrizione di un programma teorico valido per tutti. «Il secondo passaggio, che si è fuso con il primo — continua il tecnico — è stato quello di indirizzare l’accresciuta potenza dei polpacci verso la velocità e poi verso la resistenza. Ho quindi inserito frequenti sedute di ripetizioni sui 100 metri. Inizialmente Alex sorrideva e deve essersi chiesto se non fossi un po’ matto. Ma poi ha iniziato a capire che la più elevata capacità di velocità tendeva a manifestarsi su distanze un po’ più lunghe, e poi ancora un po’ più lunghe e così via. In altri termini, cominciava a concretizzarsi l’altro obiettivo che avevamo ricercato: una connessione tra le diverse distanze. Fino a che al progresso sui 100 metri ha corrisposto quello sui 1.000 metri, e quindi quello sulle ripetute di 2.000-5.000 metri e quello sui 20 km. fino alle lunghe distanze vicine ai 50 km. Dopo pochi mesi di allenamento Schwazer marciava per 40 km impiegando 10-12 minuti in meno di quello che faceva nel 2012, in preparazione alle Olimpiadi di Londra. Con la differenza che allora si faceva di epo mentre ora si nutriva solo delle sue doti e del suo allenamento».
Così, nel volgere di un anno, avviene la trasformazione. «Ma non sono certo il re Mida: Alex ha un talento enorme e io mi sono limitato a farglielo esprimere — chiosa Donati — Ha poi una impressionante capacità di recuperare lo sforzo, è mentalmente solido e sereno. C’è da sbalordirsi a pensare che fosse caduto in depressione e quindi nella tentazione del doping. La prova provata della sua strapotenza genuina è lui stesso, adesso. Ho invitato e rinnovo l’invito ad Università e Istituti di ricerca a studiarlo: si renderebbero conto della sua straordinaria capacità aerobica e del suo eccezionale rapporto peso/potenza».
Schwazer si allena sempre, vive la sua vita e intanto aspetta la sentenza definitiva del tribunale di Bolzano: se il Gip archivierà la sua posizione e non lo manderà a processo per doping, certificando così la macchinazione per farlo fuori nel 2016, Schwazer rinascerà per la terza volta. Caso rarissimo. Forse unico.
Il lavoro di potenziamento muscolare sul piede ha aumentato la rapidità di azione
Ho invitato università e centri di ricerca a studiare il fenomeno fisico e atletico