Russell velocissimo e beffato fa interrogare Mercedes e F1
Pasticci ai pit-stop tolgono la vittoria al vice-Hamilton. Disastro Leclerc
Mancava il meteorite, sulla «pista di Topolino» —il copyright è di Valtteri Bottas, uscito distrutto dal confronto con il nuovo compagno George Russell, vincitore morale della gara — è successo di tutto. E forse sotto sotto Lewis Hamilton, isolato in hotel per Covid e a rischio anche per l’ultimo Gp di Abu Dhabi, sarà contento di quell’epilogo folle in Bahrein. Sergio Perez in lacrime per il primo successo in F1 dopo 190 Gp e uno solo ancora da disputare (licenziato per far posto a Sebastian Vettel sulla Racing Point e non lo prende nessuno, incredibile eh?) con una compagnia di avventurieri: Esteban Ocon della Renault, il compagno Lance Stroll sull’altra «Mercedes rosa». Era scivolato ultimo il messicano dopo la collisione al primo giro con Leclerc e Verstappen. Ferrari non pervenuta, un’altra occasione buttata. Dalla corsa più divertente dell’anno emergono molte vepiù rità: la prima è che la Mercedes fa un altro sport, da sette anni. E l’idea che il 2021 con i regolamenti congelati sia l’ennesimo replay, fa venire i brividi a Liberty che deve portare a casa i soldi da tv e sponsor.
La superiorità è di motore, di aerodinamica, di tutto, persino politica. Era nota, ma la facilità con la quale Russell dall’alto del suo metro e 85 cm (stessa statura di James Hunt) si è adattato all’abitacolo di Lewis, guidando con scarpe strette di un numero e con un sedile rimediato, ha sbalordito anche chi ha sempre creduto in questo ventiduenne del Norfolk elegante e cattivo. Il salto dalla monoposto peggiore della griglia, la Williams, alla migliore, è sembrato una corsetta defaticante. Alimenta il partito dei proVerstappen — non sappiamo dove sarebbe arrivato ieri se Leclerc non lo avesse buttato fuori—: «Il 90% dei piloti vincerebbe su una Mercedes» aveva detto Max.
Punto fermo: Valtteri Bottas è un uomo molto fortunato a occupare quel posto, il modo in cui si è fatto infilare alla partenza dall’ultimo arrivato senza riuscire a recuperare poi, ne misura il valore. Mediocre. Russell andrebbe messo sulla Mercedes oggi stesso. Solo il pulsante dell’autodistruzione spinto dalla stessa Mercedes a 24 giri dal traguardo, con un doppio pit-stop che neanche Paperino (i meccanici sbagliano a montare le gomme), e una foratura in seguito gli hanno levato il successo.
Arriviamo alla sentenza: puoi metterci chi vuoi sulla Freccia Nera, ma nessuno vale un’unghia di Hamilton. Non Leclerc, recidivo e impaziente, è stato penalizzato con un -3 posizioni da scontare sulla griglia di Abu Dhabi: altro disastro al via, non ha imparato la lezione dell’Austria, quando aveva abbattuto Vettel (ormai in versione turistica). Non Verstappen: ringhia ma nei momenti clou si perde, come in Turchia dove era il favorito. Non sono ancora del tutto maturi, punto.
Quante volte abbiamo sentito Hamilton correggere via radio gli ordini del box? Quante altre volte insistere per non fermarsi? Farebbe lo stesso Russell? Impossibile, non avrebbe autorevolezza né peso, è la differenza fra un potenziale campione e un lea
der. Lewis lo è come lo era Schumacher per la Ferrari, l’ha tirata su lui quella squadra. Chiede tanti soldi per il rinnovo, la Mercedes dopo aver testato il «ragazzino» potrebbe essere tentata di prendere una scorciatoia. Ma poi vincerebbe lo stesso? La disfatta nel deserto insegna che nulla è scontato.