Addio a Marida Recchi, 103 anni, testimone di un secolo
Filantropa, aveva assistito all’Olimpiade del 1936 e partecipato alla rinascita postbellica: l’impresa di famiglia costruì l’Autostrada del Sole
Era nata nei giorni della ritirata seguita alla rotta di Caporetto. Aveva visto Ondina Valla vincere la medaglia d’oro davanti a Hitler all’Olimpiade di Berlino 1936, e tifato per il Grande Torino al Filadelfia. Era stata amica di Guglielmo Marconi e di Hailé Selassié, imperatore d’Etiopia. Nella sua casa di Portofino, Amintore Fanfani si era innamorato di Maria Pia. L’azienda di famiglia costruì l’Autostrada del Sole. Marida Acuto Recchi, scomparsa a Torino a 103 anni, custodiva la memoria di un secolo italiano.
Abitava alla Crocetta, il più borghese tra i quartieri della sua città, in una bella casa al pianterreno. Ricordava
la voce del Duce alla radio: «All’inizio aveva un terrificante accento romagnolo…».
A quindici anni andò a studiare in Germania, in Westfalia, nel Nord: «Con le amiche ci recavamo in bicicletta a trovare il farmacista, che ci regalava le caramelle. Durante l’occupazione nazista mio marito aveva bisogno di permessi anche solo per uscire di casa. Siccome parlo tedesco, andai io ad affrontare il responsabile della piazza di Torino, colonnello Brinken. Gli entrai in ufficio e sentii la sua voce chiamarmi con il mio cognome da ragazza: “Fraulein Acuto…”. Era il farmacista. Ottenni i permessi».
I cantieri in Africa, dighe e strade, erano «affascinanti e grandiosi. Città temporanee da migliaia di abitanti. Ferraioli veneti, carpentieri piemontesi, e molti operai del posto, che chiamavano i figli con nomi immaginifici, tipo Caterpillar e Signorgeometra. Lavoro duro, fatto con il gusto di costruire, di lasciare qualcosa dietro di sé, di fare della Libia e del Sudan un posto migliore». Con lo stesso spirito si stava ricostruendo l’Italia. «Uscivamo da una tragedia. All’inizio il lavoro mancava, eravamo un Paese povero; ma c’era questa grande spinta a ricostruire, a ripartire».
Nel suo salotto, in cui riceveva con una cortesia d’altri tempi, sono passati tutti i manager della Fiat, da Cesare Romiti a Sergio Marchionne. Filantropa, aveva fondato l’associazione che portò in Italia il vaccino antipolio, grazie alla sua amicizia con Albert Sabin. Aveva conosciuto il dolore: la morte del marito e di un figlio.
Adorava le figlie e il nipote Giuseppe, ex presidente dell’Eni e di Telecom. A chiederle il segreto della longevità, Marida Recchi rispondeva: «Faccia sport, se le piace. Eviti le abbuffate. Legga: io ho sempre dormito poco e leggevo un libro ogni notte. E coltivi il suo cuore. Io a cinquant’anni mi ero convinta di essere cardiopatica, mi dispiaceva morire anzitempo. Così sono andata da un grande luminare svizzero. Mi tranquillizzò: non ero così grave. Però aggiunse: “Certo, non scambierei mai il suo cuore con il mio”. Il luminare svizzero morì due mesi dopo».