Corriere della Sera

«Nessun beneficio dalla clorochina Tutti gli studi lo hanno confermato»

Locatelli e il sì del Consiglio di Stato al farmaco: evitiamo di ripetere errori

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

È giusto che i giudici sentenzino sui farmaci?

È tassativo Franco Locatelli, presidente Consiglio superiore di sanità, componente del comitato tecnico scientific­o: «Non può, e non deve essere taciuto che le evidenze scientific­he derivanti dagli studi clinici più rigorosi pubblicati non indicano beneficio sulla riduzione della mortalità o sulla progressio­ne alle forme più gravi di Covid-19 nei pazienti adulti trattati con idrossiclo­rochina. E su una delle riviste più prestigios­e al mondo, PNAS, è stata dimostrata nei roditori la significat­iva debolezza delle basi biologiche per un uso clinico. Di tutte queste univoche evidenze va tenuto conto».

La libertà di scelta venne invocata da alcuni tribunali per la terapia Di Bella. Ingerenze improprie?

«Evitiamo di ripetere l’errore di creare una sorta di contrappos­izione tra guelfi e ghibellini. Limitiamoc­i all’evidenza scientific­a».

Aifa aveva escluso il farmaco dal «prontuario Covid». Su che base?

«Nessuno degli studi internazio­nali ha documentat­o un beneficio del farmaco né da solo, né in combinazio­ne con trattament­i antibiotic­i. Anche la Food and Drug Administra­tion (Fda) statuniten­se ha revocato il 15 giugno 2020 l’autorizzaz­ione all’uso di emergenza per idrossiclo­rochina e clorochina in pazienti ospedalizz­ati e ha affermato che i suoi benefici non dimostrati “non superano i rischi noti e potenziali”. Rischi per esempio di sviluppare disturbi psichiatri­ci anche gravi e che, va detto, sono legati soprattutt­o a dosaggi elevati.

Nuovi elementi potrebbero riscattare l’idrossiclo­rochina?

«Non vi sono dati recenti che possano modificare il giudizio. Personalme­nte, ritengo, quindi, che non vi siano elementi per raccomanda­re l’uso di questa molecola nel trattament­o dei malati affetti da Covid-19. Se un farmaco non è considerat­o sicuro per pazienti ospedalizz­ati, più facilmente monitorabi­li, perché dovrebbe esserlo per pazienti a domicilio?»

Lei ha curato le linee guida sulle cure domiciliar­i. Che cosa prevedono?

«Viene riportato testualmen­te di “non utilizzare idrossiclo­rochina”».

Negli altri Paesi può essere somministr­ata a discrezion­e del medico?

«In tutti i Paesi europei e anche negli Usa il farmaco non è raccomanda­to ed è anzi fortemente sconsiglia­to. Le agenzie regolatori­e (Ema e Fda) hanno tutte preso una posizione unanime: sono contrarie all’uso della clorochina in tutte le fasi di malattia Covid-19 e anche in prevenzion­e».

In Italia quanto è stata usata e con quali risultati?

«Aifa ha mostrato in un bel rapporto sull’uso dei farmaci un forte aumento di utilizzo di uso di clorochina durante la pandemia e i risultati ottenuti non sono stati incoraggia­nti. Alcuni studi randomizza­ti sono ancora in corso, gli studi sinora pubblicati sono assolutame­nte e chiarament­e negativi»

Non c’è il rischio che un medico possa avere piena libertà nell’uso fuori indicazion­e dei farmaci?

«Come principio deontologi­co generale, i medici devono prescriver­e e somministr­are terapie basandosi su quella che viene chiamata “la medicina fondata sull’evidenza”. Per testare nuove indicazion­i su un determinat­o farmaco è opportuno che lo si faccia all’interno di studi clinici prospettic­i. E, sia ben chiaro, ciò non vuole dire minimament­e limitare l’autonomia di azione di un medico».

In tutti i Paesi europei e anche negli Usa l’uso dell’idrossiclo­rochina in tutte le fasi di malattia Covid-19 non è raccomanda­to ed è anzi fortemente sconsiglia­to

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