«Nessun beneficio dalla clorochina Tutti gli studi lo hanno confermato»
Locatelli e il sì del Consiglio di Stato al farmaco: evitiamo di ripetere errori
È giusto che i giudici sentenzino sui farmaci?
È tassativo Franco Locatelli, presidente Consiglio superiore di sanità, componente del comitato tecnico scientifico: «Non può, e non deve essere taciuto che le evidenze scientifiche derivanti dagli studi clinici più rigorosi pubblicati non indicano beneficio sulla riduzione della mortalità o sulla progressione alle forme più gravi di Covid-19 nei pazienti adulti trattati con idrossiclorochina. E su una delle riviste più prestigiose al mondo, PNAS, è stata dimostrata nei roditori la significativa debolezza delle basi biologiche per un uso clinico. Di tutte queste univoche evidenze va tenuto conto».
La libertà di scelta venne invocata da alcuni tribunali per la terapia Di Bella. Ingerenze improprie?
«Evitiamo di ripetere l’errore di creare una sorta di contrapposizione tra guelfi e ghibellini. Limitiamoci all’evidenza scientifica».
Aifa aveva escluso il farmaco dal «prontuario Covid». Su che base?
«Nessuno degli studi internazionali ha documentato un beneficio del farmaco né da solo, né in combinazione con trattamenti antibiotici. Anche la Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha revocato il 15 giugno 2020 l’autorizzazione all’uso di emergenza per idrossiclorochina e clorochina in pazienti ospedalizzati e ha affermato che i suoi benefici non dimostrati “non superano i rischi noti e potenziali”. Rischi per esempio di sviluppare disturbi psichiatrici anche gravi e che, va detto, sono legati soprattutto a dosaggi elevati.
Nuovi elementi potrebbero riscattare l’idrossiclorochina?
«Non vi sono dati recenti che possano modificare il giudizio. Personalmente, ritengo, quindi, che non vi siano elementi per raccomandare l’uso di questa molecola nel trattamento dei malati affetti da Covid-19. Se un farmaco non è considerato sicuro per pazienti ospedalizzati, più facilmente monitorabili, perché dovrebbe esserlo per pazienti a domicilio?»
Lei ha curato le linee guida sulle cure domiciliari. Che cosa prevedono?
«Viene riportato testualmente di “non utilizzare idrossiclorochina”».
Negli altri Paesi può essere somministrata a discrezione del medico?
«In tutti i Paesi europei e anche negli Usa il farmaco non è raccomandato ed è anzi fortemente sconsigliato. Le agenzie regolatorie (Ema e Fda) hanno tutte preso una posizione unanime: sono contrarie all’uso della clorochina in tutte le fasi di malattia Covid-19 e anche in prevenzione».
In Italia quanto è stata usata e con quali risultati?
«Aifa ha mostrato in un bel rapporto sull’uso dei farmaci un forte aumento di utilizzo di uso di clorochina durante la pandemia e i risultati ottenuti non sono stati incoraggianti. Alcuni studi randomizzati sono ancora in corso, gli studi sinora pubblicati sono assolutamente e chiaramente negativi»
Non c’è il rischio che un medico possa avere piena libertà nell’uso fuori indicazione dei farmaci?
«Come principio deontologico generale, i medici devono prescrivere e somministrare terapie basandosi su quella che viene chiamata “la medicina fondata sull’evidenza”. Per testare nuove indicazioni su un determinato farmaco è opportuno che lo si faccia all’interno di studi clinici prospettici. E, sia ben chiaro, ciò non vuole dire minimamente limitare l’autonomia di azione di un medico».
In tutti i Paesi europei e anche negli Usa l’uso dell’idrossiclorochina in tutte le fasi di malattia Covid-19 non è raccomandato ed è anzi fortemente sconsigliato