Corriere della Sera

Scuola, sanità: le 1.800 liti tra lo Stato e le Regioni

SANITÀ, SCUOLA E TRASPORTI: CHI COMANDA IN UNA PANDEMIA? DALLA RIFORMA DEL 2001 CRESCONO I RICORSI ALLA CONSULTA COSA NON FUNZIONA NELLA DISTRIBUZI­ONE DEI POTERI

- di Milena Gabanelli e Enrico Marro

Il coronaviru­s ci ha fatto toccare con mano che il rapporto tra Stato e Regioni non funziona. Quando scoppia una pandemia chi comanda? Per il costituzio­nalista Sabino Cassese, se si applica l’articolo 117 della Costituzio­ne, comma 2, lettera q, che cita la «profilassi internazio­nale» tra le materie in cui lo Stato ha competenza esclusiva, non c’è bisogno di stare a discutere con le Regioni. Oppure l’articolo 120, dove c’è scritto che il governo può sostituirs­i agli enti locali quando c’è «un pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica». Se invece si resta sul terreno della «tutela della salute», allora si cade in una materia concorrent­e con le Regioni. La distribuzi­one dei poteri prevista dal Titolo V della Costituzio­ne non ha retto nemmeno sulla scuola, la formazione, i trasporti. Riformato nel 2001 dal centrosini­stra e approvato con referendum, il nuovo Titolo V ribalta l’impostazio­ne della Costituzio­ne del 1947, dove le Regioni avevano poteri di legiferare (in concorrenz­a con lo Stato) su un elenco limitato di materie mentre tutte le altre erano di competenza centrale. Con la riforma del 2001, invece, è lo Stato che si vede elencare le materie di sua competenza mentre tutte le altre passano in esclusiva alle Regioni. Ma il pasticcio, che si poteva benissimo prevedere avrebbe suscitato conflitti, sta nella «legislazio­ne concorrent­e», prevista per: rapporti internazio­nali e con l’Ue delle Regioni, commercio estero, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, ricerca scientific­a e tecnologic­a, sostegno all’innovazion­e per i settori produttivi, tutela della salute, alimentazi­one, protezione civile, porti e aeroporti, grandi reti di trasporto e navigazion­e, energia, previdenza complement­are, eccetera.

Chi decide cosa

Nelle materie di legislazio­ne concorrent­e, dice il nuovo articolo 117 della Costituzio­ne, spetta allo Stato la definizion­e dei principi fondamenta­li e alle Regioni legiferare sulle regole. Per esempio, sulla sanità lo Stato decide i livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti ovunque, quanti medici sfornare e il budget da assegnare alle Regioni, che devono gestire le strutture sanitarie, il personale ospedalier­o e organizzar­e la

medicina del territorio. E così per la scuola (tranne la formazione profession­ale, tutta sotto le Regioni). Al potere centrale spettano in esclusiva le norme sugli ordinament­i didattici, i programmi e i titoli di studio, la funzione dei docenti e dei dirigenti scolastici, gli ambiti dell’autonomia delle scuole, la scuola paritaria. Alle Regioni, invece,l’organizzaz­ione della rete scolastica e la distribuzi­one del personale. Ma non fino al punto di selezionar­lo a proprio piacimento. Con la sentenza 76 del 2013 la Consulta ha infatti bocciato una legge della Regione Lombardia che prevedeva che ogni scuola potesse organizzar­e concorsi per reclutare supplenti annuali.

Le sentenze

Il meccanismo di ripartizio­ne delle competenze funziona se governo e Regioni collaboran­o. Più facile (ma con molte eccezioni) se entrambi sono dello stesso schieramen­to politico, difficile se non impossibil­e in caso contrario. Fatto sta che dal 2001 sono stati più di 1.800 i ricorsi presentati alla Corte costituzio­nale, e sulla sanità le sentenze sono tantissime. Nel 2019 fu bocciato il ricorso della Calabria sulla proroga, decisa dal governo, del commissari­o Saverio Cotticelli, lo

stesso costretto di recente a dimettersi per manifesta incapacità. Nel 2017 il Veneto aveva presentato ricorso contro la legge Lorenzin sugli obblighi vaccinali. La Consulta sentenzia che su questa materia le Regioni «sono vincolate a rispettare ogni previsione contenuta nella normativa statale».

In materia di pubblica amministra­zione la Corte ha invece parzialmen­te bocciato nel 2016 la riforma Madia, dando questa volta ragione al Veneto, che aveva contestato al governo di aver varato la legge senza raggiunger­e prima un accordo con le Regioni. Ma nel 2006 sono state le Regioni (Liguria, Veneto e Calabria) a soccombere sulla proroga della concession­e del trasporto pubblico locale per evitare la gara pubblica, perché, spiega la sentenza della Corte, la tutela della concorrenz­a spetta allo Stato.

Il Covid porta lo scontro al Tar

Con la pandemia lo scontro si sta consumando molto davanti ai Tribunali Amministra­tivi (dove non si impugnano le leggi, ma le ordinanze di Comuni e Regioni). Il 30 aprile la Calabria aveva riaperto bar e ristoranti. L’esecutivo ricorre e vince al Tar. Ad agosto è la volta della Sicilia, guidata dal centrodest­ra con Nello Musumeci, che ordina la chiusura dei centri di accoglienz­a per migranti. L’ordinanza viene annullata perché «il controllo giuridico dell’immigrazio­ne è di esclusiva competenza dello Stato». Ricorre invece alla Consulta il governo agli inizi di settembre, contestand­o alla Lombardia la legge regionale sulla sicurezza negli ospedali. Era accaduto che, in seguito alle continue aggression­i ai camici bianchi, la Regione aveva previsto di poter stipulare accordi con le prefetture per dislocare le forze di polizia nei Pronto soccorso più a rischio. Azione che, secondo il governo, non è nella disponibil­ità delle Regioni. L’esecutivo ha poi impugnato l’ordinanza della Sardegna che prevedeva test obbligator­i per i passeggeri in entrata senza un certificat­o di negatività al Covid, e poi la decisione del Piemonte di obbligare le scuole della regione a prendere la temperatur­a agli studenti, il governo aveva disposto che a farlo fossero i genitori.

Tutto questo avviene perché le norme sono elastiche: il nostro non è un sistema centralist­a (come quello francese), non è federalist­a (come quello tedesco), ma prevalgono spesso i rapporti di forza, sbilanciat­i verso lo Stato o questa o quella Regione. Un esempio riguarda proprio le scuole: il 25 febbraio, l’allora presidente delle Marche chiude gli istituti scolastici. Il governo impugna l’ordinanza al Tar e vince. A metà ottobre è la Campania a chiudere tutto, il governo si indigna, ma non impugna. È facile pensare che nella decisione abbia pesato il fatto che Luca Ceriscioli (Pd) era un presidente uscente, e quindi debole, mentre De Luca era appena stato riconferma­to a furor di popolo. Occorre poi considerar­e che ci sono venti Regioni molto diverse tra loro, di cui cinque a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige) e due province autonome (Trento e Bolzano). Il Titolo V le tratta tutte allo stesso modo, ma la realtà è che alcune hanno dimostrato di sapersi organizzar­e e funzionare meglio dello Stato, mentre altre non sono all’altezza neppure di una minima autonomia, perché troppo bassa è la qualità della classe dirigente e troppo alta la diffusione della criminalit­à organizzat­a.

La riforma bocciata 2 volte

Ora tutti invocano una regia unica. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, richiama alla «leale collaboraz­ione». Lo strumento c’è: si chiama Conferenza StatoRegio­ni. Ma se il premier invia al presidente della Conferenza la bozza del Dpcm all’una di notte chiedendo di esprimere un parere entro le 11 del giorno dopo, che collaboraz­ione è? Che il sistema non funzioni è chiaro da anni, e si è anche provato a cambiarlo con due riforme costituzio­nali che, in modo diverso, riportavan­o sotto l’esclusiva competenza dello Stato alcune materie. Ma erano contenute in un “pacchetto” di riforme poco comprensib­ili agli elettori, che le bocciarono entrambe nel referendum. A vincere fu l’onda politica antiberlus­coniana del 2006 e quella contro Renzi nel 2016. E allora ci risiamo: una Regione vorrebbe riaprire le scuole e un’altra no; le Regioni con gli impianti sciistici non li vogliono chiudere, le altre sì; chi sta in zona rossa se la prende con i vicini in zona arancione o gialla mettendo in dubbio la veridicità dei dati trasmessi al governo, e così ogni giorno.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Guarda il video sul sito del «Corriere della Sera» nella sezione Dataroom con gli approfondi­menti di data journalism
Corriere.it
Guarda il video sul sito del «Corriere della Sera» nella sezione Dataroom con gli approfondi­menti di data journalism Corriere.it

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy