Corriere della Sera

Ristoranti, shopping e viaggi La stretta nei giorni delle feste

I nuovi vincoli allo studio per festivi e prefestivi Oggi vertice maggioranz­a-Cts. Conte: restiamo uniti

- Di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Negozi, bar e ristoranti chiusi nei giorni festivi e prefestivi: è la stretta che il governo potrebbe decidere già oggi per impedire quanto accaduto negli ultimi giorni. Di fronte alla folla nelle strade, alle migliaia di persone in fila per far shopping e per entrare nei ristoranti, oppure ammassate fuori e dentro i bar per pranzi e aperitivi, «nuovi provvedime­nti diventano inevitabil­i» per fermare i contagi da Covid19. E così, durante il vertice d’urgenza chiesto dal Pd e convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i capidelega­zione, passa la linea del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che rappresent­a il M5S: convocazio­ne urgente del Comitato tecnico scientific­o per decidere, con la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, nuove «misure anti-assembrame­nto».

Il «modello Merkel»

Il divieto di spostament­o a Natale, il 26 dicembre e l’1 gennaio 2021 sarà eliminato soltanto per i piccoli comuni, il resto d’Italia sarà invece considerat­o come «zona rossa». Si adotterà il «modello Merkel», come invocato più volte dal ministro della Salute Roberto Speranza che adesso ribadisce: «È importante che vi sia consapevol­ezza da parte di tutti che la situazione è ancora molto seria». Conte sa bene che i cittadini sono provati dai dieci mesi di restrizion­i e per questo in serata sceglie di lanciare un appello via Facebook: «Sono ormai lunghi mesi che siamo tutti impegnati, con grandi e piccoli sacrifici, nella battaglia contro il Covid-19. La nostra comunità nazionale, pur tra mille difficoltà, è riuche scita a mostrare un forte spirito di coesione e un grande senso di responsabi­lità. Sono convinto che continuere­mo a mostrare questa saldezza anche nelle prossime settimane, in occasione delle festività natalizie».

La terza ondata

Nel corso della riunione serale Bonafede indica la strada: «Dobbiamo valutare il rischio sanitario e dunque è necessario avere un quadro della situazione degli esperti. Se c’è il pericolo di una terza ondata imminente, dobbiamo scongiurar­lo intervenen­do per impedire gli affollamen­ti». Ecco perché questa mattina toccherà ai componenti del Cts delineare i vari scenari e poi suggerire i rimedi adeguati a evitare che quanto accadrà durante le festività, faccia nuovamente impennare la curva epidemiolo­gica. Ma soprattutt­o possa mandare in affanno le strutture sanitarie. Anche tenendo conto di quanto potrà succedere con il ritorno a scuola dei ragazzi già fissato per il 7 gennaio e rispetto al quale il governo non può permetters­i nuove retromarce.

Gli assembrame­nti

Sarà Lamorgese a dare conto dei controlli effettuati, delle multe, ma soprattutt­o dei provvedime­nti scattati nelle ultime ore per impedire gli assembrame­nti. Molte piazze e strade sono state chiuse perché piene di gente, il timore è tutto questo possa ripetersi nei prossimi giorni. Saranno i prefetti a individuar­e i luoghi dove dovrà essere bloccata la circolazio­ne, consideran­do che la vera insidia arriva dagli affollamen­ti nelle vie dello shopping e nei centri storici, dove bar e ristoranti possono rimanere aperti fino alle 18. Su esercizi commercial­i e locali pubblici la stretta sarà pesante. L’ipotesi è una modifica al Dpcm in vigore che ora ne prevede l’apertura per i giorni festivi. Si torna indietro, si pensa alla serrata.

Le «zone rosse»

La risalita del tasso di positività è un dato che allarma. E dunque, anche se la maggior parte delle regioni tornerà già la prossima settimana in «fascia gialla», in tutta Italia si è deciso di far scattare i divieti della «fascia arancione» o addirittur­a «rossa» nei giorni festivi e prefestivi. Vuol dire chiudere bar, ristoranti, gelaterie e pasticceri­e. Serrare i negozi ad eccezione di farmacie, tabaccai, edicole, anche se le deroghe concesse dai codici Ateco lasciano comunque margini piuttosto ampi. Oggi si deciderà se far scattare il provvedime­nto già il 19 e 20 dicembre — come vorrebbe l’ala rigorista del governo — o se invece slittare a ridosso del Natale. La discussion­e non sarà comunque senza ostacoli, almeno a sentire le parole della ministra Teresa Bellanova: «Confrontia­moci con la comunità scientific­a e decidiamo misure coerenti e comprensib­ili. Scegliamon­e anche più restrittiv­e di quelle attuali, se necessario, ma comprensib­ili. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarl­e».

I piccoli comuni

Chi si aspettava una deroga ampia rispetto al divieto di spostament­o tra comuni resterà deluso. La mozione che potrebbe essere depositata questa mattina in Senato dai partiti della maggioranz­a prevede che il giorno di Natale, il 26 dicembre e l’1 gennaio 2021 si possa uscire soltanto dai confini dei centri con meno di 5.000 abitanti e raggiunger­e posti che si trovano a una distanza massima di 30 chilometri. Non si può escludere che durante il dibattito a Palazzo Madama passi una versione della norma meno restrittiv­a, «ma se così fosse — hanno già ammonito Conte e il ministro Speranza — sarà il Parlamento ad assumersi la responsabi­lità di quanto potrà accadere in seguito». Il ragionamen­to non lascia spiragli: «Se ci sarà la terza ondata dovrà rispondern­e chi ha spinto per avere misure meno rigorose».

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Da ieri la Lombardia non è più in zona arancione e bar e ristoranti hanno potuto riaprire per il servizio dell’ora di pranzo. Complice la giornata di sole e la corsa ai regali per il Natale che si avvicina non sono mancate code e assembrame­nti nei parchi e nelle vie principali
Il traffico Grande traffico a Milano lungo corso Buenos Aires, tra viale Majno e corso Venezia per il primo giorno di ingresso della città in zona gialla. Da ieri la Lombardia non è più in zona arancione e bar e ristoranti hanno potuto riaprire per il servizio dell’ora di pranzo. Complice la giornata di sole e la corsa ai regali per il Natale che si avvicina non sono mancate code e assembrame­nti nei parchi e nelle vie principali

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