«Colleghi medici, immunizzatevi: è un dovere»
L’appello di Anelli, presidente dell’Ordine: la deontologia ci impone di non sottrarci
«Vaccinatevi tutti», incita Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici e odontoiatri, Fnomceo. C’è la preoccupazione che alcuni colleghi prendano le distanze dalla profilassi anti Covid: «Il vaccino è uno strumento potentissimo di difesa dei cittadini e della nostra professione che durante la pandemia ha subito troppe perdite. Non dobbiamo sottrarci».
Teme che l’adesione dei camici bianchi non sia compatta?
«Quest’anno il 60-70 per cento dei medici ha fatto l’antinfluenzale ed è una buona premessa. Mai erano state raggiunte coperture così alte».
È giustificabile sottrarsi all’anti Covid?
«Si potrebbe comprendere l’obiezione di colleghi che lavorano in laboratorio, ma non di quelli che operano ogni giorno a contatto diretto col paziente. È un dovere deontologico non esporli al contagio».
E l’obbligo?
«Il patentino di immunità dovrebbe essere un requisito per il personale di reparti critici come terapia intensiva, malattie infettive e pneumologia. Su questo non transigo: se vuoi lavorare in quelle aree devi metterti in condizioni di dare sicurezza».
E se l’adesione non fosse alta?
«Si dovrebbe ragionare sull’obbligatorietà. La salute pubblica è un bene superiore alla libertà individuale».
Il piano vaccini è ben costruito?
«Chiederò al ministro Speranza che il vaccino sia garantito a tutti i medici e odontoiatri, pubblici e privati. E anche ai collaboratori, a prescindere dalla loro funzione. In un ambulatorio dovrebbero essere immuni anche la segretaria e il tecnico di radiologia, per fare un esempio. Va protetta l’intera filiera assistenziale».
Nella campagna vaccinale saranno coinvolti gli specializzandi attraverso accordi col ministero dell’Università.
«Gli specializzandi hanno un’incompatibilità con questo ruolo perché devono formarsi a tempo pieno. La partecipazione alla campagna vaccinale non può essere barattata con la formazione in quanto è una banale prestazione assistenziale che va retribuita. I giovani non devono essere sfruttati e discriminati».
In prima linea
Per chi lavora in terapia intensiva servirà un patentino. No all’impiego degli specializzandi
Nella seconda ondata, dal primo ottobre sono morti 80 medici, come a marzo. Perché tante vittime?
«Sono molto preoccupato. Mascherine, tute, visiere, calzari e guanti sono stati distribuiti negli ospedali e ai medici di famiglia. Esistono protocolli per la corretta svestizione, il momento più critico, dove il rischio di contaminazione aumenta forse perché al termine di un turno faticoso l’attenzione tende a calare. Troppi colleghi ci lasciano la vita».
Come lo spiega?
«Forse alcune strutture sono carenti nell’organizzazione e i tamponi al personale non sempre sono eseguiti in modo routinario. Oppure c’è un problema di formazione sul corretto modo di indossare e togliere gli indumenti».