Corriere della Sera

Le mosse del Pd per frenare Italia viva

Bettini insiste: l’unica alternativ­a è il voto. Sassoli: è una situazione che mette paura in Europa

- Alessandra Arachi

Nelle ore che precedono il confronto del premier Giuseppe Conte sulla tenuta della maggioranz­a di governo, è la voce del dem Goffredo Bettini che si alza forte e chiara: «Se cade questo governo, secondo noi in questa legislatur­a non potrà essercene un altro. Nessuno potrà ricomporre i cocci. Meglio il voto di fronte al quale ognuno si assumerà le proprie responsabi­lità».

Responsabi­lità che nessuno sembra volersi prendere, a cominciare da Italia viva che per bocca di Maria Elena Boschi ieri ha fatto sapere che per loro il «rimpasto è chiuso, non è quello l’obiettivo», lasciando però una porta aperta: «Pur sostenendo il governo che abbiamo fatto nascere non siamo yes man».

Nessuno comunque sembra voler arrivare al voto, a cominciare dal ministro degli Esteri Di Maio che sembra volersi dar da fare a gettare acqua sul fuoco: «Il Recovery fund è al centro delle tensioni di governo e ci sono alcune cose che non ci vanno bene, che non mi vanno bene, solo che noi a differenza di altri non minacciamo la crisi di governo ma agiamo nell’ottica di fare risultato, non di sfasciare tutto».

Crisi di governo è «una parola che in Europa mette paura», come ha spiegato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, intervista­to su Raitre, aggiungend­o: «Alla parola crisi dovremmo accostarci con un po’ di pudore e di prudenza perché può dare la sensazione di un Paese che mette meno a fuoco i suoi obiettivi. Dobbiamo aver paura della crisi, non assecondar­la».

Il presidente Sassoli ha poi precisato che la task force è uno strumento necessario e non è uno strumento isolato tutto italiano, anzi: «Certamente servirà un coordiname­nto che aiuti la macchina pubblica nella gestione dei fondi del Recovery, in tutta Europa è così , anche se il punto di riferiment­o nel dialogo con l’Unione Europea resterà il governo».

Il premier Conte davanti a questo momento di crisi non ha mai parlato di rimpasto di governo, ma apertament­e di verifica, ed è un altro dem, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, che su questo tema vuol far sentire la sua voce: «Non abbiamo bisogno di crisi al buio» — così come ha detto ieri al Corriere il segretario dei democratic­i Nicola Zingaretti — ma di una maggioranz­a particolar­mente coesa e determinat­a. Il presidente Giuseppe Conte deve assumersi l’onere e l’onore di trovare una sintesi». E anche il capo politico del Movimento Cinque Stelle Vito Crimi allontana lo spettro di una crisi che porterebbe allo scioglimen­to delle camere, serrando le file con il segretario del Pd: «Il rilancio di cui parla Zingaretti è lo stesso che intendiamo noi, lo condividia­mo. Anziché avere beghe sulla governance del Recovery fund chiudiamo il piano e diciamo ai cittadini come spenderemo i fondi. Zingaretti non parla di rimpasto come chi cerca di aggredire la compagine del governo».

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