Corriere della Sera

IL DILEMMA DEL MAGISTRATO CANDIDATO

- Di Marco Demarco

Allora, si candida? «Non nego di ricevere molti inviti...». E con chi si candiderà? «Se dovesse essere, sarei comunque il candidato di tutti i napoletani». Magistrato o candidato? Questo oggi è il dilemma in un’Italia che non scioglie i suoi conflitti istituzion­ali, anzi li amplifica. Il caso è quello del sostituto procurator­e generale presso la Corte d’appello di Napoli, Catello Maresca. Non un pensionato o un «fuori ruolo», ma un magistrato ben piantato nel suo nuovo ufficio dopo essere stato un apprezzato pm antimafia. E che ciò nonostante non ha mai nascosto il suo interesse per un diverso ruolo. L’interrogat­ivo si è posto la prima volta quando il centrodest­ra pensò a Maresca contro De Luca, e ora a Napoli come successore di de Magistris, magistrato dopo magistrato. Di lui ha riferito Berlusconi nel corso di una iniziativa di partito: ha detto che era l’unico candidato venuto fuori dalle consultazi­oni con gli altri leader, che avevano parlato a lungo, che è «una brava persona, piena di buon senso», ma che ha «poca attitudine all’amministra­zione». Tutto e niente. Quanto basta, però, per confermare un contatto, seppur telefonico, di natura elettorale. Ma non deve un magistrato apparire, oltre che essere, indipenden­te? Di questa candidatur­a si parla da mesi, ma non per valutarne gli aspetti deontologi­ci. Infatti, ne parlano tutti tranne i colleghi di Maresca, i quali dovrebbero farlo per «autodifesa», visto che è l’immagine esterna della magistratu­ra ad essere posta in gioco. Maresca ieri ha concesso un’intervista al Mattino. Un perfetto ricamo di allusioni, di ipotesi e di aspirazion­i surreali. Cosa vuol dire «sarò il candidato di tutti i napoletani»? Conta di annullare la normale dialettica tra maggioranz­a e opposizion­e? Infine, un clamoroso paradosso. Da uomo di Stato, Maresca ne invoca la presenza nei quartieri in cui «non è mai stato». Ma poi ne opacizza l’idea confondend­o circa il proprio personalis­simo stato. E non è solo un gioco di parole.

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