IL DILEMMA DEL MAGISTRATO CANDIDATO
Allora, si candida? «Non nego di ricevere molti inviti...». E con chi si candiderà? «Se dovesse essere, sarei comunque il candidato di tutti i napoletani». Magistrato o candidato? Questo oggi è il dilemma in un’Italia che non scioglie i suoi conflitti istituzionali, anzi li amplifica. Il caso è quello del sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Napoli, Catello Maresca. Non un pensionato o un «fuori ruolo», ma un magistrato ben piantato nel suo nuovo ufficio dopo essere stato un apprezzato pm antimafia. E che ciò nonostante non ha mai nascosto il suo interesse per un diverso ruolo. L’interrogativo si è posto la prima volta quando il centrodestra pensò a Maresca contro De Luca, e ora a Napoli come successore di de Magistris, magistrato dopo magistrato. Di lui ha riferito Berlusconi nel corso di una iniziativa di partito: ha detto che era l’unico candidato venuto fuori dalle consultazioni con gli altri leader, che avevano parlato a lungo, che è «una brava persona, piena di buon senso», ma che ha «poca attitudine all’amministrazione». Tutto e niente. Quanto basta, però, per confermare un contatto, seppur telefonico, di natura elettorale. Ma non deve un magistrato apparire, oltre che essere, indipendente? Di questa candidatura si parla da mesi, ma non per valutarne gli aspetti deontologici. Infatti, ne parlano tutti tranne i colleghi di Maresca, i quali dovrebbero farlo per «autodifesa», visto che è l’immagine esterna della magistratura ad essere posta in gioco. Maresca ieri ha concesso un’intervista al Mattino. Un perfetto ricamo di allusioni, di ipotesi e di aspirazioni surreali. Cosa vuol dire «sarò il candidato di tutti i napoletani»? Conta di annullare la normale dialettica tra maggioranza e opposizione? Infine, un clamoroso paradosso. Da uomo di Stato, Maresca ne invoca la presenza nei quartieri in cui «non è mai stato». Ma poi ne opacizza l’idea confondendo circa il proprio personalissimo stato. E non è solo un gioco di parole.