Corriere della Sera

Senza Ibra si sente la fatica, e i rivali si rilanciano

- Di Mario Sconcerti

Vincono tutte le prime otto in classifica tranne il Milan. Senza Ibrahimovi­c ha problemi, li aveva avuti a Genova sette giorni fa, li ha moltiplica­ti con il Parma. C’è poco gioco di attacco, la diversità tocca solo a Calhanoglu che colpisce tre pali ma con tiri molto personali. Ricordo una sola parata di Sepe su tiro da lontano. Non a caso Pioli dopo il primo tempo ha cambiato due terzi del suo attacco e quasi invertito Kessie con Hernandez. Infine Rebic è un grande attaccante ma è l’opposto di Ibrahimovi­c, nel senso che vuole essere lanciato negli spazi ultimi, mentre Ibra si avvicina e scambia con chi porta l’azione. Il Milan non è una grande squadra sempre autosuffic­iente, questo lo si sapeva. In una giornata di poca fortuna e con gli schemi offensivi rovesciati, può capitargli di fare fatica. Perdere punti con squadre della zona grigia è però un errore profondo perché rilanci tutti gli avversari. È strana anche la Juventus di Genova, comunque netta nella superiorit­à e nel punteggio. È impossibil­e trovare la squadra giocando ogni settimana anche in Champions. Lo dimostrano gli andamenti di Atalanta e Lazio. Devi avere due squadre. Pirlo le ha trovate, la diversità è che sono tanto differenti una dall’altra. È molto più del lato B di Conte. Quella del campionato è più nuova e quasi bloccata. Ronaldo e Dybala, spalle alla porta, perdono il pensiero del gol. E quando Ronaldo cerca spazio nella sua zona, cade addosso a Chiesa. Il quale inventa dribbling sulla scatto ma li disperde sbagliando quasi sempre il cross. È la quantità estesa di sostanza che sta cominciand­o però a spingere la Juve, la differenza di avere Ronaldo che il Milan adesso non ha. Perfino il Sassuolo senza Caputo, 5 gol in 6 partite, ha segnato appena 3 gol nelle ultime cinque, rigori compresi. L’Inter è uscita dalla Coppa perché Lukaku, il suo Ronaldo, ha sbagliato completame­nte l’ultima partita. La differenza è sempre leggera ma determinan­te in un calcio anomalo come questo della malattia. Non siamo noi che siamo migliorati in Europa, sono gli altri che dentro questo inverno del calcio si sono avvicinati alla nostra misura. L’Inter comunque rilancia sul suo ultimo territorio, ha vinto una partita importante decisa da un solo giocatore, Barella, un piccolo Ronaldo universale. Di Francesco l’ha aiutato molto giocando con quattro attaccanti puri, e due soli difensori. Bellissima la Roma, ma anche qui c’è un po’ di vigliacche­ria: perché tanti gol solo ai più deboli?

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