Progressi, lotta e competitività Gli imperativi per la Rossa
Le immagini da Abu Dhabi contengono una mestizia ed un sollievo. Sono le ultime, se non altro, del 2020. Da non rivedere mai più. Lo smalto opaco di Leclerc in retroguardia, il commiato amarissimo di Vettel, svuotato e mogio. Punti zero. Charles 8°, Seb 13° nel Mondiale. La storia di questa Ferrari è tristemente nota, pretende rimedi certi e ricostituenti pronti. La lista dei regali di Natale è lunga così: un motore che recuperi cavalli perduti ed esuberanza, ritocchi aerodinamici finalmente felici, tecnici più scaltri, l’ingaggio di qualche figura dal tocco magico. Non si tratta di vincere un titolo che resterà nelle mani della Mercedes, visti i limiti di un regolamento che riduce gli interventi a poca cosa. Ma di correre davanti, come minimo. Di combattere come fa Verstappen, di sicuro. Di fare lo show. Di mettere ansia agli avversari, di rilanciare l’entusiasmo dei tifosi. Di evitare che Leclerc perda la testa, la fiducia. Di brillare. Rosso vivo, ecco, qualche banchetto dopo questa carestia. Non è questione di speranze, stiamo parlando di imperativi. Dei sintomi di una salute buona per il 2022 quando si aprirà un ciclo nuovo, da aggredire vincendo, senza alcuna sudditanza. Altrimenti, oltre alle polemiche, ai ribaltoni, ad un altro progetto da rifare, significherà che la Ferrari, pur continuando a correre, si chiama fuori. Chissà per quanto ancora.