Riso amaro
Ricevo sulla mia protesi telefonica la rielaborazione di una vecchia vignetta che sta girando parecchio in questi giorni. Titolo: «Cosa può succedere ancora quest’anno». Nel disegno si vede uno dei Re Magi che esce dalla capanna del presepe e annuncia costernato ai colleghi: «È una bambina!». Sorrido e la giro a un’amica, che subito mi rimbrotta. «Quindi nascere femmine invece che maschi sarebbe una sciagura come il Covid?». Ovviamente no, le rispondo, immagino che l’autore intendesse alludere al fatto che quest’anno è andato tutto alla rovescia (da quanto non si sentiva di un terremoto a Milano?) o almeno così l’ho interpretata io. Però, mentre lo dico, mi rendo conto che sì, in effetti, la battuta si potrebbe leggere anche nel senso indicato dalla mia amica. Subito dopo, come attirato da una congiunzione astrale, mi scrive un vecchio compagno di scuola, fervente cattolico, postando la stessa vignetta: «Ecco, ci mancava che mettessero in burla Gesù Bambino!». A quel punto ripenso con imbarazzo al mio sorriso di qualche minuto prima e mi sento un pericolo per la società. Intendiamoci, se fossi costretto a scegliere, preferirei l’ipersensibilità di oggi a certe brutalità comunicative del passato. Però il rispetto preventivo di qualsiasi nervo suscettibile di irritazione porta alla paralisi del linguaggio. Prima o poi bisognerà pur collocare il pendolo della risata nel giusto mezzo e accettare l’idea che non tutte le battute configurano un attentato alla Costituzione.