Corriere della Sera

Riso amaro

- di Massimo Gramellini

Ricevo sulla mia protesi telefonica la rielaboraz­ione di una vecchia vignetta che sta girando parecchio in questi giorni. Titolo: «Cosa può succedere ancora quest’anno». Nel disegno si vede uno dei Re Magi che esce dalla capanna del presepe e annuncia costernato ai colleghi: «È una bambina!». Sorrido e la giro a un’amica, che subito mi rimbrotta. «Quindi nascere femmine invece che maschi sarebbe una sciagura come il Covid?». Ovviamente no, le rispondo, immagino che l’autore intendesse alludere al fatto che quest’anno è andato tutto alla rovescia (da quanto non si sentiva di un terremoto a Milano?) o almeno così l’ho interpreta­ta io. Però, mentre lo dico, mi rendo conto che sì, in effetti, la battuta si potrebbe leggere anche nel senso indicato dalla mia amica. Subito dopo, come attirato da una congiunzio­ne astrale, mi scrive un vecchio compagno di scuola, fervente cattolico, postando la stessa vignetta: «Ecco, ci mancava che mettessero in burla Gesù Bambino!». A quel punto ripenso con imbarazzo al mio sorriso di qualche minuto prima e mi sento un pericolo per la società. Intendiamo­ci, se fossi costretto a scegliere, preferirei l’ipersensib­ilità di oggi a certe brutalità comunicati­ve del passato. Però il rispetto preventivo di qualsiasi nervo suscettibi­le di irritazion­e porta alla paralisi del linguaggio. Prima o poi bisognerà pur collocare il pendolo della risata nel giusto mezzo e accettare l’idea che non tutte le battute configuran­o un attentato alla Costituzio­ne.

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