Corriere della Sera

Il ruolo di Haftar diventa un caso

I 18 uomini erano reclusi da oltre 3 mesi a Bengasi, tra loro 8 italiani La Lega e Forza Italia accusano: «Così delegittim­ate Al Sarraj»

- di Lorenzo Cremonesi

Con la liberazion­e dei pescatori, il generale Haftar si è rilanciato come attore principale della politica libica e legittimo interlocut­ore con la comunità internazio­nale. E spunta l’ipotesi che il presidente egiziano Al Sisi abbia facilitato l’accordo per accreditar­si con Roma.

C’è voluta la presenza fisica a Bengasi del capo del governo Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio per mettere fine alla vicenda dei pescatori italiani trattenuti da più di tre mesi dal generale Haftar.

La fine di un incubo per i 18 pescatori, di cui sei tunisini, con tanto di telefonata e ringraziam­ento diretto a Conte da parte del presidente della Tunisia, è l’epilogo di una trattativa che ha coinvolto la nostra diplomazia sin da settembre, con l’impegno coordinato di Farnesina e Palazzo Chigi e con il costante e decisivo supporto dell’Aise, il servizio di sicurezza esterno, diretto dal generale Giovanni Caravelli, che ormai da anni conosce molto bene Haftar, e che nelle ultime settimane avrebbe fatto più volte la spola fra Roma e Bengasi.

La notizia del volo in Libia di Conte e Di Maio, che hanno indubbiame­nte concesso un riconoscim­ento politico ad Haftar, è filtrata a metà mattina, prima ancora che l’aereo del presidente del Consiglio atterrasse a Bengasi. A Palazzo Chigi spiegano che si è trattato di una decisione all’insegna della realpoliti­k, che molte delle condizioni di Haftar sono state rifiutate, in primo luogo quella di un momento mediatico, comprese ipotetiche foto e passerelle. Insomma si è trattato di un gesto inevitabil­e per mettere fine alla vicenda, secondo alcune fonti anche con la collaboraz­ione della Francia, che ha sempre avuto un rapporto molto solido con il generale che controlla la Cirenaica.

Di Maio ha commentato in questo modo: «I nostri pescatori potranno riabbracci­are le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise e a tutto il corpo diplomatic­o che hanno lavorato per riportarli a casa. Il governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizza­zione della Libia. È ciò che io e il presidente

Grande soddisfazi­one e apprezzame­nto verso il ministero degli Esteri e dei nostri Servizi per l’impegno profuso per conseguire questo esito positivo Sergio Mattarella presidente della Repubblica

Il ministro degli Esteri

«Il governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizza­zione nel Paese»

Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso «grande soddisfazi­one» e «apprezzame­nto» nei confronti «del ministero degli Esteri e dei nostri Servizi di informazio­ne e sicurezza per l’impegno profuso per conseguire questo esito positivo». «Oggi è un giorno felice per l’Italia», scandisce il segretario del Pd Nicola Zingaretti. È stata una trattativa «lunga e complessa» ha confermato lo stesso ministro della Difesa Lorenzo Guerini, condotta «in silenzio e con profession­alità» dalla nostra intelligen­ce.

Ma la notizia della liberazion­e dei pescatori e dell’incontro di Conte e Di Maio con Haftar ha provocato anche parecchie polemiche politiche. In primo luogo della Lega, che in una nota ha duramente criticato il riconoscim­ento concesso al generale: «Terminata la sfilata in Libia in compagnia del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ora il presidente del Consiglio chiarisca subito in Parlamento se sosteniamo il governo di Al Sarraj e il lavoro del Parlamento di Tobruk o le posizioni di Haftar, che esce rafforzato e rilegittim­ato dall’inusuale visita avvenuta sulla base di intese politiche o diplomatic­he ora tutte da chiarire e che mai, per alcuna ragione al mondo, possono prevedere la svendita dei nostri interessi nazionali». Una richiesta e una critica cui si è associata anche Forza Italia.

Sulle voci di un possibile riscatto ovviamente, come in altri casi, non esiste alcuna conferma. Mentre sulla dinamica politica della vicenda a Palazzo Chigi difendono il gesto, «anche Emma Bonino, ex ministro degli Esteri, ha dichiarato che avrebbe fatto allo stesso modo». Viene aggiunto che se anche indebolito dall’intervento diretto nella guerra civile libica da parte della Turchia, Haftar resta l’unico interlocut­ore ufficiale del governo di Tripoli ai negoziati in corso a Ginevra. Quello che si è concesso, per il nostro governo, è stato lo stretto indispensa­bile, nulla di più e nulla di meno.

Il presidente Mattarella ha espresso «grande soddisfazi­one per questo esito positivo»

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