Verifica, Italia viva porta il dossier al premier Le risposte a gennaio
Palazzo Chigi: incontro franco e cordiale. Anche il Pd incalza il premier, a partire dal Mes
Il primo tempo di una partita attesa da giorni dura meno del previsto. Trascorrono soltanto quaranta minuti tra l’ingresso e l’uscita della delegazione di Italia viva da Palazzo Chigi. Al punto che alla conclusione del faccia a faccia uno dei renziani si lascia scappare: «È andata esattamente come voleva Matteo». Renzi, le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone, e il presidente del partito Ettore Rosato, varcano il portone di piazza Colonna alle 19. Il senatore di Scandicci porta con sé un documento di cinque pagine, che contiene le richieste elencate in una lunga lettera inviata al premier alla vigilia del vertice. Dentro ci sono diciannove punti che vanno dal piano choc «ancora fermo» a un confronto serio sulla delega ai servizi segreti, dalla riforma della giustizia ai famosi 36 miliardi di Mes sanitario. Il refrain è: «Stavolta andiamo fino in fondo».
Fatto sta che quando Giuseppe Conte apre i lavori, difende sì le sue scelte, dalla task force sul Recovery fund alle resistenze del M5S sul Mes, ma si dice anche disponibile al confronto. «Dobbiamo trovare una soluzione», prova a smussare l’avvocato. Poi la parola passa a Renzi che non fa altro che ripercorrere i punti del documento sottolineando un concetto che arriva forte e chiaro al premier: «O cambi metodo, oppure vuol dire che siamo di troppo in questa maggioranza». Punto. Ma c’è un attimo della scena in cui il clima si infiamma ed è quando il presidente del Consiglio racconta la nascita dell’attuale esecutivo soffermandosi sullo strappo di Italia viva, che è avvenuto un minuto dopo il giuramento dei ministri. Ed è qui che esplode la ministra Bellanova: «Caro presidente, basta con questa storia che siamo noi l’anomalia: la vera anomalia è avere lo stesso premier in due governi di colore politico opposto».
Il vertice si conclude con un arrivederci al secondo tempo. La delegazione di Iv è fin troppo chiara: «Prenditi il tempo che ti serve, non molto, entro i primi di gennaio. Qui ci sono i temi che noi consideriamo ineludibili. Ora puoi stare tranquillo che approveremo il Dpcm e poi la legge di Bilancio. Ma sappi che così non si può andare avanti». Da Palazzo Chigi filtra che l’incontro è stato «franco e cordiale» e «la lettera del senatore Renzi» viene definita «un contributo che il presidente ha giudicato costruttiva». Non a caso nel corso del faccia a faccia, dove in larghissima parte hanno parlato i soli Conte e Renzi, il primo ha preso sì tempo ma avrebbe espresso apprezzamento per i contenuti. Non è dato sapere come si possano decrittare i quaranta minuti di colloquio. Se siano l’antipasto di una crisi che si consumerà con l’anno che verrà. O se il premier abbia già preso in esame l’ipotesi di una nascita di un Conte-ter. Fatto sta che Iv continua a ripetere che «non si è parlato di poltrone». Eppure in privato Renzi dice ai suoi che a gennaio la situazione potrebbe precipitare. Insomma, la resa dei conti è solo rinviata all’anno che verrà. E a quel punto il premier se la dovrà vedere anche con un lungo elenco di proposte a firma Pd che includono, fra le tante richieste, un Mes per la sanità ma ridimensionato, una riforma del fisco progressiva e la legge elettorale proporzionale. Conte è avvertito.
La reazione
Bellanova: l’anomalia non siamo noi, ma è avere lo stesso premier in due governi opposti