Corriere della Sera

Il vertice rinviato tra le tensioni E Zaia da domani vara la sua stretta

Oggi il Consiglio dei ministri. Lega contro il governo Fontana: qui meglio che in Veneto, no a misure ad hoc

- di Alessandro Trocino (Afp)

Diventa un caso il rinvio a oggi del Consiglio dei ministri per la definizion­e delle misure anti Covid in vista delle feste imminenti. Uno slittament­o causato da una serie di motivi concomitan­ti, dalla verifica di governo più complicata del previsto all’improvviso viaggio a Bengasi per la liberazion­e dei pescatori italiani. Rinvio che viene subito usato dai governator­i della Lega per mettere sul banco degli accusati il governo.

Non un malcontent­o generico, ma una vera protesta politica organizzat­a dal leader della Lega Matteo Salvini, che ha deciso di scrivere e firmare con i presidenti di Regione del suo partito un documento. Condividon­o il testo Massimilia­no Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti, Nino Spirli, Donatella Tesei e Luca Zaia. I leghisti scrivono sapendo di trovare sentimenti simili in molti cittadini che aspettano di sapere se possono ricongiung­ersi ai parenti e in molti commercian­ti, provati dall’incertezza: «Siamo molto preoccupat­i per il fatto che oggi, giovedì 17 dicembre, ancora non sappiamo cosa farà il governo, cosa accadrà a 60 milioni di italiani dal 24 dicembre. Comprendia­mo fino in fondo le ansie e il disorienta­mento dei cittadini». Ma c’è un altro passaggio importante e riguarda i cosiddetti ristori che dovranno arrivare: «Ribadiamo la necessità che ci sia l’indispensa­bile copertura finanziari­a per garantire i risarcimen­ti totali a tutte le categorie che potranno essere colpite dalle misure di restringim­ento decise dal governo».

Il sospetto nell’esecutivo è che si tratti di una manovra a tenaglia (magari con l’aiutino di Matteo Renzi) per mettere in difficoltà il premier e il governo. Perché alla terza ondata, che appare quasi inevitabil­e a gennaio, si potrà dire che i provvedime­nti dell’esecutivo sono stati tardivi e parziali. E la richiesta di copertura economica, unita a un’improvvisa virata in senso restrittiv­o dei governator­i, si spiega anche con la consapevol­ezza che la copertura per un eventuale lockdown generalizz­ato sarebbe molto difficile. I governator­i chiedono «almeno un miliardo di fondi per potenziare il trasporto pubblico locale e notizie certe sui rimborsi per le attività commercial­i (il Veneto perde un miliardo e mezzo solo per le mancate aperture della stagione invernale)».

L’accenno al Veneto viene poi approfondi­to con l’iniziativa di Luca Zaia che governa una regione martoriata dall’aumento dei casi negli ultimi giorni, e che, stufo di aspettare, accelera all’improvviso: «Non so cosa farà il governo, sinceramen­te non possiamo aspettare ulteriorme­nte. Non possiamo arrivare a lunedì, martedì e non sapere ancora cosa succederà. Abbiamo atteso 5 giorni e non ho ancora ben capito cosa accadrà». E dunque, consideran­do anche la gravità della situazione in regione, decide di anticipare le misure ed emanare un’ordinanza che entrerà in vigore il 19 dicembre fino al 6 gennaio e che prevede lo stop di movimento tra i comuni dopo le ore 14. Misure con un’estensione anche superiore alle peggiori previsioni nazionali.

Eppure non tutti i governator­i di centrodest­ra sono favorevoli a lockdown duri. Non lo è il presidente della Liguria Giovanni Toti, che considera «un’ingiustizi­a» un’eventuale chiusura generalizz­ata a tutta l’Italia. E non lo è Attilio Fontana, che spiega: «Purtroppo per Zaia la situazione del Veneto è un po’ peggiore della Lombardia. Credo che noi abbiamo dei buoni numeri quindi ci possiamo permettere di non restringer­e ulteriorme­nte».

Quanto al governo, il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia si limita a dire che lo slittament­o del Consiglio dei ministri «era già previsto». Si riunirà oggi alle 18.

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Operatori sanitari dell’Unità di terapia intensiva Covid dell’ospedale Santo Stefano di Prato
In corsia Operatori sanitari dell’Unità di terapia intensiva Covid dell’ospedale Santo Stefano di Prato

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