Corriere della Sera

Decreto Sicurezza, insorge la Lega È bagarre in Senato

Oggi il voto di fiducia chiesto dal governo

- di Paola Di Caro

La sensazione è che la tensione nella maggioranz­a sia «reale». Ma che Matteo Renzi sia pronto ad aprire ora la crisi di governo, al buio, sotto le festività, con la Finanziari­a ancora da approvare, questo nel centrodest­ra lo credono in pochi. In pubblico tutti consideran­o «uno spettacolo indecoroso» quello di una maggioranz­a avvitata in una verifica sotto emergenza Covid: «Il rimpasto di governo è un tema lunare, gli italiani ci guardano come se fossimo un mostro a due teste», sintetizza Giorgia Meloni. E Mariastell­a Gelmini: «È surreale che in un momento drammatico si possano riesumare temi come il rimpasto, la verifica, il Conte-ter...».

E però, appunto, che qualcosa possa accadere magari a gennaio lo pensano in tanti. Come Matteo Salvini, che tiene due fronti aperti: il primo è tutto politico, ed è la disponibil­ità per un nuovo governo che veda il centrodest­ra protagonis­ta. Il secondo — per tenere alte le bandiere del partito anche in caso di voto anticipato — è la «guerriglia» in Parlamento. Come quella andata in scena ieri al Senato quando il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha preso la parola per annunciare che il governo intendeva porre la fiducia sul testo del decreto migranti (che cancella i decreti sicurezza di Salvini). Spintoni, urla, assalto dei banchi del governo e occupazion­e dell’Aula hanno scandito un pomeriggio che avrà strascichi visto che la presidente Casellati ha annunciato che saranno esaminati i video per eventuali provvedime­nti.

La Lega ha contestato che sul decreto (che era da approvare entro domani pena la decadenza) non si stava permettend­o nemmeno la discussion­e generale, il tutto in modo irrituale, parere anche del presidente di turno La Russa che ha interrotto il ministro mentre chiedeva la fiducia. Ma la bagarre era già esplosa, con D’Incà circondato e privato del microfono e proteste violente anche contro La Russa: il Pd Dario Parrini parla di «vile atto di squadrismo tollerato dal presidente La Russa», contestato sia per la gestione dell’incidente che per essere rimasto per alcuni momenti senza mascherina. L’Aula è stata sospesa per due ore prima che la capigruppo trovasse l’intesa: discussion­e generale ieri sera e stamattina, poi nel pomeriggio il voto. Ma il nervosismo ha dominato la giornata, con La Russa che si è difeso e il centrodest­ra che ha contrattac­cato, lasciando al ministro D’Incà uno scorato appello alla «responsabi­lità» in un momento tanto delicato.

Intanto si guarda alle difficoltà della maggioranz­a. E il centrodest­ra parla con accenti diversi. La Meloni non crede a Renzi: «Trovo sempre molto curiosa la tempistica delle crisi presuntame­nte aperte da lui con le nomine che vanno fatte dal governo, qualcosa mi fa pensare che alla fine troveranno una soluzione», ironizza. In ogni caso, è l’avvertimen­to

Lo scontro

Il Pd accusa il presidente di turno La Russa: «Ha tollerato lo squadrismo in Aula»

agli alleati, «quando e se dovesse esserci una crisi per me bisogna votare» e comunque al voto «non ci porterà Renzi». C’è invece grande cautela in FI: «Bisogna aspettare la fine della partita per capire finalmente quali siano le vere intenzioni di Renzi, che sta giocando le sue carte in maniera molto abile in una “mano” interna alla maggioranz­a e di certo non di sponda con le opposizion­i» dice Valentino Valentini, fedelissim­o del Cavaliere. Che preferisce in questa fase rimanere più coperto degli alleati, anche se l’attenzione a quello che potrebbe succedere resta.

Insomma, non ci sarebbero interlocuz­ioni dirette tra opposizion­e e maggioranz­a o suoi pezzi in questo momento, ma Salvini insiste su un possibile nuovo governo che veda il centrodest­ra al centro. In attesa che la verifica si chiuda, in un senso o nell’altro.

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Protesta Dopo la fiducia posta sui dl Sicurezza, i senatori della Lega hanno «occupato» i banchi del governo

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