Putin: Navalny avvelenato da altri
Il presidente e il dissidente: «Fossimo stati noi, sarebbe morto». Accuse a Washington sulle ingerenze
Una conferenza stampa lunghissima e dominata da questioni interne, dalle pensioni ai prezzi dei generi alimentari; con poche ma importanti novità. Vladimir Putin, nel suo incontro annuale con i giornalisti (e anche con gli elettori che potevano porre domande da remoto), ha ammesso che i servizi segreti russi seguivano l’oppositore Aleksej Navalny avvelenato a Tomsk il 20 agosto. Ma ha escluso che siano stati i suoi agenti a comminargli il mortale Novichok al quale il blogger è miracolosamente sopravvissuto. Se i servizi russi avessero voluto assassinarlo, «avrebbero portato la cosa a buon fine», ha commentato. L’altra interessante conferma arrivata dal presidente è che per ora il vaccino Sputnik non viene somministrato alle persone oltre i 60 anni, probabilmente perché non sicuro. Per questo lui (che ne ha 68) non è stato ancora inoculato. «Lo farò non appena possibile».
Mentre gli Stati Uniti denunciano che lo spionaggio estero di Mosca sarebbe entrato nei mesi scorsi in alcuni dei sistemi informatici più delicati del Paese, Putin ha negato nuovamente che hacker russi abbiano mai interferito negli Usa. O che abbiano aiutato Trump a vincere le elezioni del 2016. Invece il presidente sostiene che sicuramente ci saranno tentativi di ingerenza straniera nelle consultazioni politiche che si svolgeranno in Russia l’anno prossimo. Tutte le recenti rivelazioni del centro investigativo indipendente Bellingcat sull’avvelenamento di Navalny sono per Putin solo il riciclaggio di materiale dell’intelligence Usa. E lo stesso Navalny, a suo avviso, avrebbe l’appoggio degli americani. Per questo, quindi, i servizi russi lo tengono d’occhio. Ma il presidente non ha spiegato perché a seguire il blogger da anni sarebbero stati medici e chimici dell’Fsb e non solo normali uomini addetti alla sorveglianza. In più questi stessi «agenti speciali», di cui Bellingcat ha pubblicato foto e documenti, sarebbero stati in contatto con centri dove si lavorerebbe a composti chimici. E questo è l’altro punto rilevante dell’indagine non chiarito dalle autorità russe.
Il Paese avrebbe continuato a sviluppare nuove velenosissime sostanze dopo l’accordo internazionale che prevedeva la distruzione degli arsenali chimici e, naturalmente, la sospensione di qualsiasi attività di ricerca.