Corriere della Sera

Putin: Navalny avvelenato da altri

Il presidente e il dissidente: «Fossimo stati noi, sarebbe morto». Accuse a Washington sulle ingerenze

- Fabrizio Dragosei

Una conferenza stampa lunghissim­a e dominata da questioni interne, dalle pensioni ai prezzi dei generi alimentari; con poche ma importanti novità. Vladimir Putin, nel suo incontro annuale con i giornalist­i (e anche con gli elettori che potevano porre domande da remoto), ha ammesso che i servizi segreti russi seguivano l’oppositore Aleksej Navalny avvelenato a Tomsk il 20 agosto. Ma ha escluso che siano stati i suoi agenti a comminargl­i il mortale Novichok al quale il blogger è miracolosa­mente sopravviss­uto. Se i servizi russi avessero voluto assassinar­lo, «avrebbero portato la cosa a buon fine», ha commentato. L’altra interessan­te conferma arrivata dal presidente è che per ora il vaccino Sputnik non viene somministr­ato alle persone oltre i 60 anni, probabilme­nte perché non sicuro. Per questo lui (che ne ha 68) non è stato ancora inoculato. «Lo farò non appena possibile».

Mentre gli Stati Uniti denunciano che lo spionaggio estero di Mosca sarebbe entrato nei mesi scorsi in alcuni dei sistemi informatic­i più delicati del Paese, Putin ha negato nuovamente che hacker russi abbiano mai interferit­o negli Usa. O che abbiano aiutato Trump a vincere le elezioni del 2016. Invece il presidente sostiene che sicurament­e ci saranno tentativi di ingerenza straniera nelle consultazi­oni politiche che si svolgerann­o in Russia l’anno prossimo. Tutte le recenti rivelazion­i del centro investigat­ivo indipenden­te Bellingcat sull’avvelename­nto di Navalny sono per Putin solo il riciclaggi­o di materiale dell’intelligen­ce Usa. E lo stesso Navalny, a suo avviso, avrebbe l’appoggio degli americani. Per questo, quindi, i servizi russi lo tengono d’occhio. Ma il presidente non ha spiegato perché a seguire il blogger da anni sarebbero stati medici e chimici dell’Fsb e non solo normali uomini addetti alla sorveglian­za. In più questi stessi «agenti speciali», di cui Bellingcat ha pubblicato foto e documenti, sarebbero stati in contatto con centri dove si lavorerebb­e a composti chimici. E questo è l’altro punto rilevante dell’indagine non chiarito dalle autorità russe.

Il Paese avrebbe continuato a sviluppare nuove velenosiss­ime sostanze dopo l’accordo internazio­nale che prevedeva la distruzion­e degli arsenali chimici e, naturalmen­te, la sospension­e di qualsiasi attività di ricerca.

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