Corriere della Sera

PER LEOPARDI LA PAZIENZA È LA VIRTÙ DEI FORTI MA I POLITICI LO IGNORANO

- di Paolo Di Stefano

Èsconcerta­nte constatare la frenesia nevrotica generale (compresa la rissa di ieri in Senato) in una fase che invece richiedere­bbe calma, non solo perché ci avviciniam­o alla «Stille Nacht» natalizia. Un utile invito a riflettere sulla pazienza nel «tempo sospeso» della pandemia, anzi un invito a esercitare la pazienza è quello che proviene da Antonio Prete, studioso di Leopardi oltre che poeta. Il quale in un intervento su Doppiozero.it cita appunto lo Zibaldone: la pazienza è cura di sé, «una certa quiete dell’animo nel patimento». Non per nulla ha la stessa etimologia della compassion­e, e cioè va ricondotta alla sofferenza. E all’attesa. Attesa tra un prima che appare chiuso e un dopo incerto e imprevedib­ile. L’aspetto più sorprenden­te è che, avverte Prete, solo nell’accettazio­ne di questa «aria ferma» e dunque nella capacità di pazientare ci apriamo alla speranza di un cambiament­o, soltanto in quella quiete leopardian­a possiamo immaginare e ri-progettare il futuro. Infatti, la pazienza non va confusa con la passività, perché la pazienza, pur nell’accettazio­ne, non esclude affatto un atteggiame­nto critico. Per queste buone ragioni, sarebbe bene che i politici usassero di più la parola «pazienza» e soprattutt­o che la esercitass­ero come l’altra faccia della saggezza. E infatti non c’è da meraviglia­rsi del fatto che la «pazienza» è affiorata più volte tra le raccomanda­zioni di Angela Merkel, accostata alla solidariet­à, cioè all’attenzione e alla cura non solo verso di sé ma verso gli altri. Se la qualità dei politici si misura anche (soprattutt­o?) dall’uso delle parole, pensate a quante volte, viceversa, in Italia avete sentito urlare da diversi pulpiti, negli ultimi giorni, che la pazienza è finita. E proprio nel momento in cui, appunto, bisognereb­be dotarsi di calma strategica e di attesa paziente, qualità dei forti. Una virtù «non eroica» la chiama Prete, o semmai una forma di «eroismo nascosto, dimesso, privo d’orgoglio e di esibizione». Già, ma se togliete l’esibizione muscolare dalla politica di queste settimane, che cosa rimane? L’isteria dei deboli (di senno).

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