Corriere della Sera

UN PAESE IN CERCA DI FUTURO LA LEZIONE DI PADOA-SCHIOPPA

Noi e l’Europa La catastrofe accresce la consapevol­ezza che per problemi globali occorre una governance globale

- di Mario Monti

Provo invece a immaginare quale potrebbe essere lo stato d’animo di Tommaso oggi, se rivedesse dopo dieci anni l’Italia e l’Europa. Credo che sarebbe sorpreso, come tutti noi un anno fa, dalla crisi pandemica. Non sarebbe invece per nulla sorpreso, e comunque ne sarebbe rincuorato, che questa catastrofe stia accrescend­o rapidament­e, in Europa e nel mondo, la consapevol­ezza che problemi globali non possono essere affrontati se non con una governance globale o almeno, per quanto ci riguarda, europea.

È quello che dagli anni Settanta Tommaso aveva messo in luce nelle sue analisi e sostenuto con le sue proposte. Un’unione monetaria europea era un progetto arduo, ma ineluttabi­le. I governi e le banche centrali, in molti Paesi, avrebbero opposto fortissime resistenze, non volendo perdere la loro sovranità monetaria. Ma un giorno avrebbero riconosciu­to che, per non lasciarsi sottrarre del tutto dai mercati e dagli speculator­i quella sovranità che andavano via via perdendo di fatto, sarebbe stato meglio condivider­la in un’istituzion­e comune, la Banca centrale europea.

Questo è avvenuto. E Padoa-Schioppa è riconosciu­to nel mondo per essere stato l’architetto forse più lungimiran­te tra quanti lavoravano per disegnare la Bce, che poi come membro del Comitato esecutivo avrebbe contribuit­o a rendere credibile nei mercati e rispettata, se non sempre amata, dai politici. Oggi vedrebbe con soddisfazi­one la capacità dimostrata dalla Banca di reggere alle tempeste finanziari­e delle quali fino al 2010 Tommaso aveva visto la fase iniziale.

Più lenta è invece stata l’Europa nel seguire la via, indicata da Tommaso, verso una vigilanza bancaria e finanziari­a adeguata a un’unione monetaria. Il cammino è stato intrapreso con anni di ritardo, perché ai governi era mancata la sua lucidità. Oggi, penserebbe, credo: quanti ritardi, eppure la via era così chiara; quanti costi sono gravati sui cittadini per salvare banche non abbastanza vigilate e senza le protezioni necessarie in mercati integrati; e dire che non si è ancora arrivati, pienamente, ad una vera unione bancaria.

Guardando però a quel che la Ue ha fatto quest’anno, sotto l’impulso distruttiv­o della pandemia, sono certo che Tommaso sorridereb­be. Un vero bilancio pluriennal­e europeo, con il riconoscim­ento dell’importanza dei beni pubblici europei, con risorse proprie per finanziarl­i, con la capacità di emettere titoli della Ue, di fare una politica economica europea per contrastar­e la recessione... Ci è voluta una crisi terribile, aveva proprio ragione Jean Monnet — penserebbe Tommaso — ma quante cose, che a me sembravano naturali ma ad altri parevano eresie, i miei successori hanno finalmente fatto quest’anno.

Vedendo che proprio l’altro ieri, quasi un omaggio nel decimo anniversar­io della sua scomparsa, il Parlamento europeo ha suggellato questo bilancio degno di una nuova Europa, Tommaso volgerebbe il suo sguardo più a Sud, altare,

l’Italia. Come emergeva spesso dai suoi articoli cartesiani e pedagogici su queste colonne, Padoa-Schioppa era convinto che l’Ue fosse un prezioso stimolo al migliorame­nto degli Stati membri e in particolar­e dell’Italia. Si interroghe­rebbe perciò sulla volontà e sulla capacità dell’Italia di mettere a frutto, trasforman­dosi per tanti aspetti, il Piano varato dall’Europa.

A questo riguardo, non ho proprio idea di quali opinioni avrebbe oggi. Preferisco prendermi io l’arbitrio di individuar­e nei pensieri e nelle parole che Tommaso spesso manifestav­a, tre espression­i rappresent­ative degli attriti che la personalit­à di questo italiano-europeo suscitava nella melassa politica tuttaitali­ana. A volte è stato crocefisso, anche dopo la morte, per l’incauto, ingenuo, impiego di quelle tre espression­i, in un linguaggio di verità che metteva il dito su problemi che gli sono sopravviss­uti, intatti.

Vista lunga. Ad essa, ad operare in vista degli effetti di lungo periodo, non delle immediate convenienz­e, PadoaSchio­ppa richiamava tutti i soggetti della politica, italiani o europei che fossero. Ma il fastidio, il senso che costui non fosse al corrente delle «esigenze della politica», emergevano con forza soprattutt­o in Italia. Forse, il Piano di rilancio e resilienza ci costringer­à ad aggiustare la nostra vista, verso il futuro.

Bamboccion­i. Dinanzi ad una commission­e parlamenne­ll’ottobre 2007, il ministro Padoa-Schioppa disse: «Mandiamo i bamboccion­i fuori di casa. Incentivia­mo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È importante». Tema molto complesso, che certo non può essere liquidato con una battuta. E infatti il ministro venne trafitto. Oggi, però, il problema è ancora più grave, più grave che in altri Paesi. La scomunica verbale comminata a Padoa-Schioppa ha consentito per anni di non considerar­e questo come un problema reale. Che dovrà essere in prima linea, credo, nell’indirizzar­e le leve del Piano europeo.

Le tasse sono bellissime. Sempre nell’ottobre 2007 — forse non il mese più felice nella comunicazi­one del ministro — in dialogo con Lucia Annunziata disse: «La polemica anti tasse è irresponsa­bile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissim­a, un modo di contribuir­e tutti insieme a beni indispensa­bili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente». Rileggiamo questa frase oggi. Chi contribuis­ce di più alla formazione di cittadini coscienti? Il Padoa-Schioppa di quel giorno o i molti, moltissimi che dicevano allora e dicono oggi che, sempre e comunque, con le tasse «lo Stato mette le mani nelle tasche degli italiani»?

Mi torna in mente, con nostalgia, una frase di Tommaso quando inaugurò nel 2005 l’anno accademico della Bocconi: «Mi aveva portato qui, nel 1960, la decisione di studiare economia — guidata dalla lettura de Il buongovern­o di Einaudi — come quella che poteva venire incontro a interessi e motivazion­i disparati e imprecisi: una disciplina scientific­a ma anche umanistica, il conoscere e l’agire, la polis e la casa».

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