Corriere della Sera

«Anziani in coda: l’alternativ­a c’è ma non si applica»

- La signoraEnz­a

Forse serve una scossa al sonno di superburoc­rati. Ho letto l’articolo su Corriere Lombardia dei giovani che a Vigevano si impegnano a fare la fila fuori dagli uffici di Poste Italiane sostituend­osi a persone anziane e bisognose, affinché non debbano sostare al freddo per effettuare operazioni abituali. Tutti come povere pecore rassegante, in file lunghissim­e nella foto. Bello, bravi ragazzi! Ma è davvero accettabil­e che se non sai muoverti nel web o gestiti i tuoi pagamenti online vieni umiliato da chi decide regole penalizzan­ti per i più deboli? La consegna di numero progressiv­o per l’accesso alle casse, consegnato all’esterno dell’Ufficio Postale è chiedere troppo? Fornire un numero di telefono dell’ufficio, a cui risponde un essere umano, dedicato a chi dovrebbe prenotare il suo ingresso, avendone necessità è chiedere troppo? Me ne occupo oggi perché a Milano, zona Brera, dove si è scelto anche di chiudere l’Ufficio Postale in via dell’Orso, in una sede aperta giovedì passato ho potuto ritirare al mio arrivo il numero di prenotazio­ne e attendere muovendomi nelle vicinanze. Venerdì era tutto sbarrato e si entrava solo due per volta, impedendo il ritiro preventivo del tagliando. Così alle 8.20 eravamo già tutti ammassati all’esterno, timorosi di perdere un posto conquistat­o con nebbia e zero gradi. Ho tentato di chiedere spiegazion­e al direttore dell’ufficio, perorando la causa dei più anziani, ma son stata verbalment­e aggredita. Tutti piangono i nonni morti, ma non si fa nulla per aiutare chi ha bisogno, senza umiliarli.

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