Svolta Enel, cede Open Fiber Macquarie rileverà fino al 49%
Mandato a Starace, offerta da 2,65 miliardi. L’impatto per Cdp e rete unica
L’Enel avvia l’uscita da Open Fiber. Ieri il consiglio della società presieduto da Michele Crisostomo ha «deliberato di avviare le procedure finalizzate alla cessione di un minimo del 40% e fino al 50%» della società della fibra ottica al fondo Macquarie, dando mandato all’amministratore delegato Francesco Starace di finalizzare l’operazione. In una nota il gruppo ha precisato che «il controvalore, a seconda della quota, varierà fra i 2,12 e i 2,65 miliardi» ed è inclusivo del trasferimento del 100% della porzione Enel dello “shareholders’ loan” concesso ad Open Fiber, «comprensivo degli interessi maturati, per un controvalore stimato di circa 270 milioni di euro al 30 giugno 2021, data entro la quale si prevede che l’operazione possa essere finalizzata». Il prezzo è soggetto a ulteriori aggiustamenti che saranno definiti nel corso delle trattative per arrivare al contratto finale. È possibile che si chiuda entro marzo.
Il passo avanti dell’Enel segna una svolta importante per il piano della rete unica. «Aumentare l’accesso alla banda larga è un passo fondamentale», ha commentato Jiri Zrust, senior managing director di Macquarie Infrastructure, «siamo lieti dell’opportunità di entrare nella prossima fase della trattativa con azionisti e stakeholder di Open Fiber».
Nelle prossime settimane andrà trovato l’accordo con la Cassa depositi e prestiti, che ha l’altro 50% di Open Fiber e l’intenzione di salire in maggioranza. La Cdp ha diritto di gradimento sui nuovi investitori e la prelazione sull’intera quota dell’Enel. Le basterebbe anche una sola azione per salire in maggioranza. La quota dipende essenzialmente dal prezzo. Sarà ridefinita anche la governance di Open Fiber. La revisione è una delle clausole a cui Macquarie ha subordinato il closing, insieme all’autorizzazione a condividere i documenti della due diligence con una serie di fondi che l’affiancheranno.
Nella nota diffusa ieri l’Enel ha spiegato che il prezzo finale è soggetto ad alcuni aggiustamenti. Due in particolare: il primo riguarda l’esito della causa contro Tim per concorrenza sleale e prevede che in caso di sentenza definitiva favorevole a Open Fiber, all’Enel venga girato il 75% del risarcimento netto. L’altro «earn out» è legato alla creazione della rete unica con Tim e porterebbe ulteriori benefici qualora il tasso di rendimento dell’investimento per Macquarie risultasse superiore al 12,5%. All’Enel andrebbe «il 20% del valore eccedente tale soglia, fino ad un massimo di 500 milioni di euro in caso di cessione del 50% di Open Fiber e di 400 milioni di euro in caso di cessione del 40%». I prossimi mesi serviranno a definire le clausole del contratto e il prezzo finale. E poi il cantiere per la rete unica potrà partire.