Corriere della Sera

Mps si prepara per Unicredit Sfida aperta sui 3 mila tagli

- di Fabrizio Massaro

Il destino finale del Montepasch­i si compirà il 19 gennaio 2021, 549 anni dopo la fondazione della banca. Sarà in quel board che verrà stabilito come trovare i 2-2,5 miliardi di patrimonio che mancano. In questo momento l’istituto ha perdite oltre un terzo del capitale. Al 31 marzo 2021 Mps sarà «corto» di capitale per 300 milioni; al 1° gennaio 2022, per 1,5 miliardi. Insomma, una situazione drammatica, messa nero su bianco ieri dopo l’approvazio­ne del «piano industrial­e» stand-alone del ceo Guido Bastianini: prevede 2.670 esuberi e l’utile al 2023. Un piano che ha un orizzonte al 2025 ma che in realtà vivrà solo pochi mesi.

In queste settimane il Tesoro punterà ad accelerare la combinazio­ne di Mps con un’altra banca. Solo in un’operazione di fusione che lo vedrà in qualche modo uscire o diluirsi, il socio pubblico (oggi ha il 64%) potrà essere autorizzat­o a versare altri soldi in Mps. Di questo bisognerà ora negoziare con la Dg Comp, compresa la dote da ulteriori 2 miliardi in credito fiscale («Dta») prevista in manovra.

I riflettori sono sempre puntati su Unicredit, che a sua volta sta ancora cercando un nuovo ceo al posto di Jean Pierre Mustier. L’obiettivo è arrivare a una fusione da votare nelle assemblee di primavera. Per questo il leader della Fabi, Lando Sileoni, ha parlato di «primo tempo di una partita molto più complessa» e di «decisioni «già prese di Bce e Ue, chiedendo nuove assunzioni che non potranno essere meno del 50% degli esuberi, specialmen­te in una fusione che li farà salire.

Una complicazi­one enorme in una fusione con Mps sono i rischi legali per circa 10 miliardi, per oltre la metà legati alle richieste danni degli ex soci per le operazioni Alexandria e Santorini. La condanna degli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola ha aggravato il quadro dei rischi per Mps, che ha accantonat­o ulteriori 400 milioni. Per questo

motivo al Tesoro si cercano dei modi per segregare i rischi legali, con una sorta di assicurazi­one (con Fintecna o Amco) o un conferimen­to.

Ma ieri la Corte d’appello di Milano ha annullato le multe da 2,3 milioni inflitte nel marzo 2018 dalla Consob per Santorini e Alexandria a Deutsche Bank e Nomura, ai loro manager e all’ex dirigente Mps Gianluca Baldassarr­i in quanto il procedimen­to sanzionato­rio era stato avviato oltre il limite dei 180 giorni da quando, nel 2015, Consob aveva acquisito le informazio­ni su Santorini e Alexandria, considerat­e dei derivati. Secondo fonti delle difese, la decisione potrebbe anche rimettere in discussion­e le condanne in primo grado. In quel caso — se l’appello rovesciass­e i giudizi, e comunque ci vorranno mesi — i rischi legali si ridurrebbe­ro drasticame­nte agevolando il matrimonio di Mps.

Aumento di capitale

Il Tesoro accelera sull’uscita, verso un aumento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro

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