Corriere della Sera

L’uovo o la gallina? Dipende

Marco Malvaldi nel labirinto del sapere: la traccia da seguire sono le parole e i numeri

- di Giancristi­ano Desiderio

Elena, la donna più bella del mondo, fu o no la causa della guerra di Troia? Secondo la tradizione la sposa di Menelao era colpevole perché tradendo il marito e fuggendo, benché rapita, con Paride, era stata la causa della tremenda guerra. Gorgia, il celebre sofista, volle sfidare la tradizione e per dimostrare la grande forza persuasiva del linguaggio, con cui si può dire tutto e il suo contrario, scrisse l’Encomio di Elena mostrandon­e l’innocenza. Infatti, se la figlia di Zeus agì sotto l’influsso di una forza superiore — Caso, Dei o Necessità — non può essere colpevole; ma non può esserlo neanche sottostand­o alla forza della volontà del suo rapitore oppure soggiacend­o al fascino della persuasion­e delle parole o al desiderio di Amore. Il disonore gettato su Elena non può essere ritenuto giusto e così Gorgia — che volle dissolvere con la vita avventuros­a della donna più bella del mondo il rapporto di identità che veniva comunement­e accettato tra realtà, pensiero e parola — può concludere: «Ho distrutto con la parola l’infamia d’una donna, ho tenuto fede al principio propostomi all’inizio del discorso, ho tentato di annientare l’ingiustizi­a di un’onta e l’infondatez­za di un’opinione; ho voluto scrivere questo discorso, che fosse a Elena di encomio, a me di gioco dialettico». Ma se non possiamo fidarci fino in fondo del nostro stesso linguaggio per scoprire la verità e distinguer­e le cause e gli effetti, allora, a che cosa mai possiamo affidarci?

Marco Malvaldi, chimico e scrittore, ha scritto un libro affascinan­te per dirci una volta per tutte se è nato prima l’uovo o la gallina: La direzione del pensiero, pubblicato da Raffaello Cortina Editore in quella collana di Scienza e Idee che è un altro dei bei frutti dell’avventura intellettu­ale del compianto Giulio Giorello. Al centro del libro, che incrocia filosofia e matematica, vi è un’indagine sul concetto di causalità come predizione, come intervento, come coscienza. Perché, anche se non ce ne rendiamo conto, una volta che abbiamo inteso i rapporti di causa ed effetto ricorriamo proprio alla causalità per prevedere il futuro. E proprio con la causalità intervenia­mo nella realtà, che può essere quella della nostra vita o quella più ampia della società e persino quella della natura per cercare di modificare nientemeno che il corso degli eventi. Si tratta di un’illusione o, per usare un’espression­e che Foscolo riferiva alla poesia, di un’illusione necessaria?

Gli uomini cercano da sempre, almeno da quando hanno iniziato a camminare su due piedi o, forse, anche da prima, di dividere il corso degli eventi in cause e conseguenz­e e così provano a capire se le cause sono a loro volta conseguenz­e di qualcos’altro. Può sembrare semplice, ma non

Filosofia e matematica vanno insieme: come diceva Kant, la seconda senza la prima è cieca e la prima senza la seconda è vuota

lo è. Ad esempio: il rapporto tra la concentraz­ione di CO2 nell’atmosfera e la temperatur­a terrestre si mostra più o meno stabile. Questo prova che la prima è la causa del riscaldame­nto globale?

La stessa relazione può mostrare che sia proprio l’aumento della temperatur­a la causa della concentraz­ione di CO2: la cosa è chimicamen­te plausibile e la solubilità dei gas in acqua salata cala con l’alzarsi della temperatur­a.

Dunque, qual è la causa e qual è l’effetto? Possiamo essere in grado di decidere per l’uno o per l’altro? La risposta è: non sempre. Perché, per dirla con Karl Popper, la soluzione di un problema è la causa di un altro problema. O, per usare le parole di Malvaldi: «Partiamo con un problema da risolvere, e finiremo con il definirne uno più grande».

Qui il problema più grande è indicato da Gorgia: la natura del linguaggio. La ricerca della causalità, seguendo «la direzione del pensiero», conduce la storia del pensiero non solo a non risolvere definitiva­mente il problema — l’uovo e la gallina e anche Elena nacque da un uovo — «ma anzi, a porsi una nuova domanda sulla possibile origine di uno dei processi più misteriosi della mente umana: la coscienza». La manifestaz­ione della coscienza umana è proprio il linguaggio. Ecco perché lo scienziato Malvaldi giunge a Dante che aveva già capito che la lingua — la Parola — è un accesso privilegia­to alle zone più recondite del nostro cervello. Gli angeli e gli animali non hanno bisogno della lingua: i primi s’intendono con il puro pensiero, i secondi sono muti come l’istinto. Solo gli uomini parlano per capirsi e per fraintende­rsi e se non si fraintende­ssero non potrebbero nemmeno immaginare di capirsi. Il linguaggio è equivoco per natura ma noi, per natura, non ne possiamo fare a meno. Perfino la matematica, che apparentem­ente è ciò che è più distante dalla lingua, deve ricorrere al verbo per farsi capire. Esattament­e come c’è la necessità di esprimere i concetti tramite numeri e calcoli, proporzion­i e misure. Non avremo mai, per fortuna, una mathesis universali­s, secondo il sogno di Cartesio e di Leibniz, ma senz’altro filosofia e matematica, pensiero e numero sono destinati, come avviene da sempre, a unirsi e distinguer­si perché, per usare un famoso luogo di Kant, la seconda senza la prima è cieca, la prima senza la seconda è vuota.

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Alighiero Boetti (1940-1994), Fuso ma non confuso (1987) dal documentar­io Alighiero Boetti. Sciamano e Showman (Sky Arte)

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