LE MILLE LUCI DI TRENTO
UN NATALE RACCOLTO MA VIVO CON UN ABBRACCIO LUMINOSO CHE UNISCE ARTE, STORIA E IDEE La pandemia impone prudenza, ma la città non rinuncia alla magia (senza folle). Dall’albero alle installazioni. I mercatini? Online
In quell’«inventario delle cose d’Italia», che è il Viaggio di Guido Piovene (1957-67), Trento compare come un incrocio tra «spirito montanaro, un avanzo d’ordine austriaco e il pittoresco del Veneto».
Cocktail accattivante, cui oggi si aggiunge una virtù indispensabile all’arte di vivere del terzo millennio: l’ecosostenibilità. La città sull’Adige, capitale delle bollicine di montagna (il Trentodoc), primeggia anche in quest’anno infausto nella classifica del report di Legambiente per la qualità della vita.
E con uno slancio di ottimismo, «cercando — dice il neosindaco Franco Ianeselli (in carica da settembre) — il punto di equilibrio tra vincoli sanitari, ragioni dell’economia ed esigenze della comunità», non rinuncia a proporsi, come tradizione, quale «Città del Natale».
Con #illuminiAmoTrento allude al tema della (ri)nascita attraverso la luce. Luce come movente di riflessione, suggestione, incanto. E come cometa da seguire per scoprire i suoi tesori urbani. Che non sono pochi.
L’installazione Luci d’artista, ispirata ai canti di montagna, si squaderna quale spartito scintillante lungo il percorso del Giro al Sass, come i trentini chiamano il passeggio nei dì di festa lungo le strade attorno a piazza Cesare Battisti. Un quadrilatero razionalista sui resti di Tridentum, scampolo di città romana musealizzato nello Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas. In superficie, la piazza fa da cornice alla mostra en plein air Era dicembre — a cura del Museo storico del Trentino —; amarcord su eventi accaduti nell’ultimo mese dell’anno tra il 1960 e il 2000, testimoniati da fotografie, notizie stampa, filmati di famiglia, a memoria, dicono gli organizzatori, «di un dicembre che non dimenticheremo».
Il grande abete proveniente dalla montagna di casa, il Monte Bondone, addobbato con 24mila luci, giganteggia in piazza Duomo che, con la sua quinta rinascimentale di palazzi affrescati, è uno dei più bei salotti a cielo aperto d’Italia.
Qui, al calar della sera, scenografie in video mapping trasformano in enormi schermi di pietra le facciate della cattedrale di San Vigilio, teatro tra il 1545 e il 1563 dei lavori del concilio di Trento (convocato per arginare la diffusione della riforma protestante), e di quel ricamo di bifore e trifore che è il merlato Palazzo Pretorio. Residenza dei principi vescovi prima del Castello del Buonconsiglio, accoglie il patrimonio del Museo Diocesano Tridentino.
Da vedere per gli inevitabili dipinti storici relativi al Concilio, quei monumentali «altari con le ali» detti Flügelaltäre, i pezzi d’oreficeria che costituiscono il Tesoro della cattedrale e il superbo ciclo di arazzi fiamminghi con storie della Passione, utilizzati per tappezzare la gelida aula conciliare allestita nel coro della chiesa, al cui interno il museo si affaccia con un passaggio segreto.
In piazza Santa Maria Maggiore totem luminosi rendono omaggio, a cento anni dalla nascita e quaranta dalla morte, a Gianni Rodari, che con la sua «grammatica della fantasia» ha accompagnato la fanciullezza di intere generazioni, mentre piazza Fiera ospita l’installazione luminosa interattiva Breathe 2020 che, attraverso sette colori specchio di altrettanti stati d’animo, registra in tempo reale la temperatura emotiva della città.
Città che in questo Natale anomalo utilizza la luce per raccontarsi attraverso Trento by Night, un calendario di visite guidate gratuite per gruppi non superiori alle 25 persone. Le tenebre caricano di un supplemento di fascino percorsi che si immergono in quelle strade «ben asfaltate che hanno la pulizia cristallina delle Alpi» (Piovene).
Strade listate di palazzi impreziositi da bovindi, logge e loggette, affreschi, vetri a piombo, portali scolpiti coronati da stemmi. Trame di luce inghirlandano il quartiere delle Albere di Renzo Piano, che vi ha disegnato anche il Muse, il Museo delle Scienze dove la biodiversità diventa esperienza multimediale, e il simbolo stesso di Trento, il castello del Buonconsiglio.
Che da solo vale un viaggio per il più bel calendario del mondo: il Ciclo dei Mesi in Torre Aquila.
Capolavoro del gotico cortese, dipana le attività quotidiane sullo sfondo delle stagioni: lavori nei campi, passatempi aristocratici, giochi innocenti come il lancio di palle di neve nel primo paesaggio innevato della pittura d’Occidente. Proiezione ideale del principato vescovile di Trento, è allegoria di buon governo. E di leggiadra armonia tra uomini e cosmo.
«Spirito montanaro, un avanzo d’ordine austriaco e il pittoresco del Veneto»