Corriere della Sera

L’innovazion­e e quelle nozze (promettent­i) con il welfare

- di Dario Di Vico

Di Trento si parla molto e bene quando periodicam­ente escono le classifich­e sulla qualità della vita; meno però si indaga sul segreto, o se preferite sulla ricetta, del suo successo. Se dovessimo usare una formula spiccia potremmo dire «welfare più innovazion­e», qualcosa che assomiglia al moderno modello scandinavo. Le reti di protezione stese nel tempo sul territorio trentino sono da annoverare sicurament­e tra le più efficienti del Paese e poggiano su un retroterra di cultura umanistica assai radicato nella popolazion­e. Sono quindi circondate da un consenso pro-attivo e capaci di restituire ottime performanc­e. La scelta di puntare sull’innovazion­e e sul capitale umano è relativame­nte più recente e ha portato via via a rafforzare la locale università e a creare centri di ricerca nelle life sciences e nel digitale. Il risultato di queste iniziative è che l’ecosistema trentino risulta attrattivo per le grandi imprese come dimostrano i casi Fca, Microsoft e Tim. Se allarghiam­o anche di poco la visuale vediamo dunque come l’Alto Adige abbia conservato una struttura economica tradiziona­le imperniata su agricoltur­a, manifattur­a e turismo e il Trentino invece abbia cercato strade nuove, abbia scelto la missione del laboratori­o territoria­le che sa incrociare la sapienza vecchia del welfare con quella nuova del digitale. Avanti tutta, quindi, per il modello trentino? Sì, ma a fronte delle discontinu­ità che investono l’intero sistema economico nel difficile 2021 che si sta per aprire anche i migliori sistemi territoria­li arrivano alla prova della quadratura del cerchio. Che si chiama crescita e che chiama il Trentino a recuperare il gap che lo ha finora separato dalle regioni limitrofe del Nordest.

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