Russia, una punizione non esemplare
Il Tas riduce la squalifica a due anni, niente bandiera ma fuori dai Giochi restano solo gli atleti dopati
Esclusa per due anni da Olimpiadi e campionati mondiali di ogni disciplina sportiva: questo il prezzo che dovrà pagare la Russia per un decennio di doping di stato. L’ha deciso ieri il Tribunale di Arbitrato Sportivo di Losanna (Tas), accogliendo parzialmente la richiesta dell’agenzia mondiale antidoping (Wada) che aveva indagato sui fatti. La sentenza è inappellabile. Col passare delle ore, ci si è resi però conto che il provvedimento («inaccettabile» per Vladimir Putin) smonta le sanzioni richieste dalla Wada che oltretutto le voleva applicate per 4 anni.
Atleti, tecnici e accompagnatori russi, infatti, potranno partecipare liberamente sia ai Giochi estivi di Tokyo 2021 che a quelli invernali di Pechino 2022 e ai campionati del mondo «purché non sanzionati per doping o coinvolti in inchieste giudiziarie» come richiesto a qualunque altro atleta. Non canteranno inni, non indosseranno divise o sventoleranno bandiere: la partecipazione sarà a titolo indipendente ma le tute dei nostri eroi potranno riportare la scritta «Russia» e i colori nazionali. Dirigenti e politici non potranno essere accreditati o sfilare in tribuna d’onore. Ma gli organizzatori dovranno ospitare capo dello stato (Putin gongola) e primo ministro e chiunque sia legato al Cio come l’ex regina del salto con l’asta Isinbayeva che ha sempre rabbiosamente negato ogni colpa dei suoi connazionali. C’è il divieto di organizzare grandi eventi sul suolo russo ma quelli già previsti verranno riassegnati solo se «tecnicamente possibile», cioè mai. La Russia parteciperà come Russia agli Europei di caluna cio 2021 (ospitando anche alcuni eventi) e dovrebbe ottenere il via libera anche per le qualificazioni ai Mondiali.
I tre arbitri del Tas (tra loro l’italiano Luigi Fumagalli) hanno messo le mani avanti: «Le sanzioni imposte non sono ampie come richiesto dalla Wada. Ciò non va letto come convalida della condotta dell’agenzia antidoping sovietica o delle autorità russe: il Panel è limitato dai poteri conferiti dalla legge e ha considerato la necessità di incoraggiare la prossima generazione di atleti russi a partecipare a uno sport internazionale pulito».
Molto meno diplomatico Travis Tygart, l’investigatore che inchiodò Lance Armstrong alle sue colpe. «Decisione devastante — spiega l’attuale numero 1 dell’agenzia antidoping americana — a conclusione di un sordido affare di doping sponsorizzato dallo stato russo che dura da quasi un decennio. Un colpo catastrofico all’integrità dello sport e dello stato di diritto manipolato dal Cio. Questa decisione offre ai membri del Cio russi un trattamento speciale e li esonera da qualsiasi conseguenza per le loro cattive azioni». Il rischio concreto è che l’antidoping americano — già reso indipendente da una legge di recente approvazione — si sganci da quello internazionale.