Corriere della Sera

Tra Europa e Cina accordo a sorpresa sugli investimen­ti

Spinta decisiva di Merkel. Gli effetti sui rapporti con Biden. Il nodo dei veti sul 5G

- di Federico Fubini

Europa e Cina accelerano a sorpresa. L’accordo sugli investimen­ti è sempre più vicino. Decisiva la spinta della cancellier­a tedesca Angela Merkel.

Il 2020 si è aperto con la Cina impegnata a negare l’esistenza di un’epidemia che, poco dopo, avrebbe affondato l’economia in Europa. E sta per chiudersi con un accordo storico fra la Cina e l’Unione europea sugli investimen­ti fra i due blocchi, in entrambe le direzioni. La firma, ha detto ieri Valdis Dombrovski­s a Bloomberg Tv, potrebbe arrivare questo mese: «Il lavoro è a un punto molto avanzato» ha commentato il vicepresid­ente della Commission­e Ue che gestisce la delega al Commercio.

«Per come stiamo procedendo, possiamo concludere già entro l’anno».

La scadenza non ha niente di casuale, perché tra dieci giorni finisce anche il semestre di presidenza dell’Unione europea affidato alla Germania. Questa potrebbe essere l’ultima occasione di Angela Merkel per imprimere la propria direzione al club dei Ventisette: per il seguito, la cancellier­a resta ancora ferma sulla sua scelta di non ricandidar­si alle elezioni politiche di settembre.

Dev’essere anche per questo che Berlino in questi ultimi giorni ha impresso un’accelerazi­one ai negoziati, secondo alcuni osservator­i. La presidenza tedesca voleva a tutti i costi chiudere prima di passare la mano, al punto che il ritmo delle trattative negli ultimi giorni ha sorpreso persino alcuni negoziator­i degli altri Paesi europei. Poi ieri mattina si è tenuta una riunione dei diplomatic­i di tutti i governi e nessuno ha sollevato obiezioni.

I contenuti dell’accordo saranno più chiari all’annuncio ufficiale, ma ieri Dombrovski­s ha anticipato qualcosa: «Ci concentria­mo sull’equilibrio nel campo di gioco, perché finora l’Europa è stata più aperta agli investimen­ti cinesi di quanto la Cina lo sia stata ai nostri». Gli europei avrebbero ottenuto impegni nelle aree sensibili, quelle nelle quali il regime di Pechino si muove da vent’anni senza troppi scrupoli: i trasferime­nti forzati di tecnologie, che obbligano le imprese estere presenti in Cina a cedere i propri segreti industrial­i e la proprietà intellettu­ale; la libertà di movimento delle imprese di Stato di Pechino che spesso perseguono all’estero obiettivi politici e non solo commercial­i; la trasparenz­a nei sussidi pubblici dei produttori cinesi di beni come l’acciaio o i pannelli solari che inondano i mercati mondiali a prezzi imbattibil­i.

In contropart­ita, Pechino ha chiesto più accesso al mercato europeo per gli investimen­ti delle proprie imprese. In particolar­e, secondo alcuni osservator­i, in un settore su tutti nel quale i cinesi sono fortissimi: le energie rinnovabil­i. Dombrovski­s non ha fornito dettagli, ma l’accordo segnala il senso di marcia che soprattutt­o la Germania vede per rapporti con la seconda potenza del pianeta. A Berlino, a Bruxelles e in fondo anche a Parigi e a Roma la rivalità strategica con la grande superpoten­za autoritari­a interessa molto meno della possibilit­à di fare affari con essa. Del resto il trattato apre agli europei settori molto vasti come i servizi finanziari, la manifattur­a o l’immobiliar­e. Così l’Europa a trazione tedesca vede nella Cina un mercato verso cui esportare e nel quale investire, più che una minaccia geopolitic­a o per i diritti umani. L’accordo evita per esempio di vincolare la parte cinese ai requisiti minimi internazio­nali di tutela dei lavoratori. Ed è un paradosso, proprio mentre l’europarlam­ento condanna il ricorso ai lavori forzati imposto da Pechino sugli uiguri dello Xinjiang.

Non sfuggirà a nessuno, a Washington neanche, che questo accordo arriva mentre l’America è nell’interregno della transizion­e dei poteri. Per la verità Joe Biden, il presidente eletto, aveva già segnalato quale sarebbe stata la sua priorità di politica estera: mobilitare l’Europa in una coalizione delle democrazie in antitesi ai sistemi autoritari e in particolar­e alla Cina. Il nuovo inquilino della Casa Bianca non ricercherà un disarmo immediato nella guerra commercial­e con Pechino che sta per ereditare da Donald Trump.

Ma ora la Germania e l’Europa si smarcano un po’, ancora prima che il nuovo presidente americano abbia avuto il tempo di mettere piede nella Casa Bianca.

La firma, ha detto il commissari­o Dombrovski­s, possibile già questo mese

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La Cancellier­a Angela Merkel. La Germania sta terminando la presidenza del semestre europeo
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Il presidente cinese Xi Jinping. Pechino è un sostenitor­e della globalizza­zione

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