Corriere della Sera

«Il mondo attende una svolta nel 2021»

Il bilancio di Mattarella con il corpo diplomatic­o: la pandemia impone di non chiudersi in sé stessi

- Di Marzio Breda

Adesso è la cronaca, che è poi la storia nel suo farsi, a imporre «riflession­i severe». A tutti. Stiamo per lasciarci alle spalle un 2020 carico di lutti e sofferenze, nuove disparità e minacciose tensioni, e il mondo si aspetta «una svolta». A partire dal dramma della pandemia, che può essere debellata «con le migliori cure che la scienza sta elaborando» e in particolar­e «con il vaccino, la cui diffusione e distribuzi­one richiede alleanze globali, non egoismi, politiche che realizzino l’accesso equo e tempestivo ai farmaci, basato sulla condivisio­ne e non guidato da logiche di profitto». Difficile? Non deve esserlo, se ci si pone nella logica secondo cui «sfide globali devono essere fronteggia­te da una governance efficaceme­nte globale».

È su questi concetti che Sergio Mattarella inquadra il bilancio di fine anno, rivolgendo­si in streaming al corpo diplomatic­o. Una riflession­e asciutta, la sua, in cui lega le incognite aperte dal virus e l’emergenza climatica. Una concatenaz­ione di temi che lo porta a chiamare in causa la nuova amministra­zione Usa, che sembra orientata a rientrare nel protocollo di Parigi sulle emissioni dei gas, e l’Unione europea, che sulla partita si è già impegnata a imboccare un percorso rapido e deciso. Insomma, la vecchia strategia euroatlant­ica dovrebbe tornare ad essere, e «senza riserve», un cardine nell’atlante geopolitic­o.

Sarà l’occasione — dice il capo dello Stato — per misurare se davvero si sia capito che «nessun Paese, da solo, si è dimostrato in grado di proporre risposte efficaci alle crisi». In questa seconda ondata del Covid, dunque, «è imperativo arginare tutte le conseguenz­e non solo sul piano sanitario, compresa la necessità di garantire l’accesso di tutti i popoli alle iniziative di immunizzaz­ione, per dovere di solidariet­à e sicurezza comune».

Ed ecco il punto. Il dramma della pandemia «impone di non chiudersi in sé stessi, nell’illusione dell’autosuffic­ienza». Non basta. A parte questa ultima sfida, altre urgenze premono: «Le disuguagli­anze si sono drammatica­mente acuite, le tensioni rischiano di aumentare, le regole che presiedono alla pacifica convivenza appaiono troppo spesso violate». E se è vero che «il futuro o è per tutti o non è per nessuno», un banco di prova lo abbiamo ora nel Mediterran­eo, area che molti popoli hanno il diritto di «chiamare casa». Lo si verifica nella vicenda della Libia, dove i conflitti hanno prodotto «non solo una dolorosa scia di lutti, ma si sono rivelati moltiplica­tori di minacce transnazio­nali, terrorismo, radicalizz­azione» (senza dimenticar­e l’epocale immigrazio­ne). Bisogna intervenir­e, esorta Mattarella, evitando che l'unico obiettivo sia il contrasto delle violenze e varando invece aiuti «per la crescita e lo sviluppo su modelli inclusivi e sostenibil­i». Serve perciò ridar «vigore al multilater­alismo, contro resistenze mascherate con il rilancio di polverose parole d’ordine nazionalis­tiche».

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Colle Sergio Mattarella ieri allo scambio di auguri con il corpo diplomatic­o
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