Corriere della Sera

La «fuga» dal Nord E le scuole si ritrovano a corto di insegnanti

Prima del blocco: 200.000 partono da Milano

- Di Stefania Chiale

Difficile a dirsi guardando la folla che ancora riempie il centro di Milano e la relativa calma alla partenza di treni e voli, eppure la città sta facendo i bagagli — più corretto dire che si accinge a farli: ieri è stata una giornata di prove generali — prima del grande blocco agli spostament­i fissato per lunedì. È iniziato ieri, per chi ha potuto, l’esodo per le feste di fine anno, dato che dopo questo weekend non ci si potrà più spostare tra regioni fino all’Epifania. Si calcola che nel fine settimana circa 200 mila persone lasceranno Milano: 80 mila prenderann­o l’aereo, 50 mila il treno, il resto del traffico si snoderà in autostrada. Le storie di mobilità natalizia 2020 raccontano due cose: l’incertezza respirata fino a ieri sera sulle misure restrittiv­e in arrivo e il fatto che sarà un Natale di scelte. Si lasciano le grandi città del Nord per tornare al Sud, e viceversa. Si lascia qualcuno per non privarsi di qualcun altro. Si sceglie, al contrario, di non mettersi in viaggio, rinunciand­o agli affetti più cari per non metterli in pericolo.

Venerdì la situazione in stazione Centrale o all’aeroporto di Malpensa a Milano e allo scalo di Caselle o nelle stazioni di Torino è stata tranquilla. Flusso costante di passeggeri, ma senza calca: d’altronde, i treni viaggiano al 50% della capienza e il numero di convogli è pari al 30% di quelli che viaggiavan­o prima dell’epidemia (90 su 300 i Frecciaros­sa in circolazio­ne). Ieri erano esauriti i biglietti per i «Freccia» da Milano a Napoli e ne restavano pochissimi disponibil­i sul sito per oggi e domani (a 262 euro). Nel pomeriggio il traffico passeggeri alla stazione di Roma Termini è aumentato: tanti i viaggiator­i in arrivo da Milano o da Torino. Sea, la società che gestisce gli scali di Malpensa e Linate, prevede circa 80 mila passeggeri in partenza nel weekend: 56 mila da Malpensa e 24 mila da Linate. Un flusso molto più intenso rispetto agli ultimi giorni (nell’intera scorsa settimana sono stati 55 mila) anche se non paragonabi­le allo stesso periodo dello scorso anno: l’88% in meno.

Quello che spaventa soprattutt­o i presidenti di Regione è, però, la concentraz­ione degli spostament­i in pochi giorni, a causa del blocco imposto da lunedì. Un esodo che si poteva evitare, ha dichiarato ancora ieri mattina il presidente della Lombardia Attilio Fontana: «Continuo a chiedermi perché il 21, 22 e 23 dicembre non sia stato consentito muoversi, evitando affollamen­ti dell’ultima ora». Così come, forse, si sarebbero evitate richieste che mettono a rischio la tenuta di un sistema, quello scolastico: a Milano più di una scuola chiuderà con due giorni di anticipo, troppe le richieste di permesso da parte degli insegnanti per le giornate di lunedì e martedì al punto da non poter garantire la didattica (due esempi: la primaria Console Marcello e l’istituto comprensiv­o Paolo e Larissa Pini).

Intanto si pensa al «dopo feste», al nuovo anno e alla ripresa di una graduale normalità. Con l’inevitabil­e e attesa nuova riorganizz­azione oraria della città, annunciata già durante la prima ondata dal sindaco Beppe Sala e ancora mai compiuta. Dal 7 gennaio «i negozi di Milano, esclusi gli alimentari e i bar, apriranno alle 10.15 — ha detto il primo cittadino — così scaglionia­mo un po’ gli orari della città». In vista, soprattutt­o, della ripresa della didattica in presenza nelle scuole superiori. Che subiranno uno scaglionam­ento più ampio rispetto a quello tentato a settembre: «Vogliamo garantire — ha detto Sala — che si possa portare un 75% di alunni in presenza: alcune classi entreranno alle 8 e altre alle 9.30».

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