Corriere della Sera

Sulla verifica il Pd è irritato con il premier: deve decidersi

- M. T. M.

Nella città natale di Nicola Zingaretti, ossia nella Capitale, si direbbe «Conte datte ‘na mossa». Il segretario del Pd, per quanto sia romano, non la dice così (ma tanti suoi fedelissim­i invece sì): la declina a modo suo. In italiano e in politiches­e. Il significat­o non cambia: «Le forze politiche hanno dato le loro priorità, ora Conte decida, non si può vivere nell’incertezza in eterno».

Sì, il Partito democratic­o è inquieto perché il premier non si muove. E al Nazareno temono che alla fine della festa Conte adotti, anche in questa occasione, la solita tattica: «Quella della dilazione». «Ma così — sbotta Zingaretti con i suoi — non si può andare avanti. Il Recovery fund rappresent­a una grande opportunit­à e fermarsi adesso non avrebbe senso, ma deve essere il premier a muoversi, a prendere un’iniziativa e a dare una spinta propulsiva al governo e alla maggioranz­a».

Un appello a Conte, che invece sembra deciso a trascinare la verifica fino al prossimo anno. «E noi non possiamo permetterc­elo perché il 2021 è l’anno del Recovery fund», dicono al Nazareno.

In questo difficile equilibro tra il presidente del Consiglio e il Pd, con i dem che attraverso il loro membro del Copasir, Enrico Borghi, rivendican­o la delega ai servizi segreti, Zingaretti cerca di trovare una rotta.

Ma è il timoniere che al momento latita, avverte qualcuno nel Partito democratic­o, mettendo sul banco degli imputati Conte. E il Pd teme che lo spazio restante lo prenda Matteo Renzi. Tant’è vero che dal Nazareno viene mandato il vice presidente dei deputati Pd Michele Bordo a stigmatizz­are la frase del leader di Italia viva sui gruppi del Partito democratic­o: «La pensano come me». Grosso modo è vero, ma non bisogna dirlo.

Gira che ti rigira c’è un solo tema che a tutti interessa. È su questo che si stanno arrovellan­do le forze di maggioranz­a. Per capire se conviene difendere il premier sempre e comunque o se, piuttosto, sia più proficuo cominciare un’altra stagione. «Non è possibile andare avanti per ultimatum e furbizie», dice Zingaretti. Il segretario del Partito democratic­o cerca di tenere il governo al riparo dalla tempesta, ma ormai neanche Conte è intoccabil­e.

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