Inchiesta Consip, chiesto il processo per Renzi senior I pm di Roma sollecitano il giudizio anche per gli ex parlamentari Verdini, Bocchino e altri 8 indagati
Nel capitolo politicamente più significativo della maxi-inchiesta Consip i pm di Roma chiedono di processare il padre dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Tiziano, e gli ex parlamentari del centrodestra, Denis Verdini, Italo Bocchino e Ignazio Abrignani. In totale sono 11 le persone per le quali il pm Mario Palazzi e il procuratore aggiunto Paolo Ielo sollecitano il giudizio. Nel febbraio scorso il gip Gaspare Sturzo aveva parzialmente respinto la loro richiesta di archiviazione, chiedendo un supplemento di indagini.
Nei confronti di Tiziano Renzi l’accusa è di traffico di influenze illecite per i suoi presunti interventi sull’appalto Consip FM4. Una vicenda che risale al biennio 20142016. A Verdini vengono contestati i reati di turbativa d’asta e concussione, mentre a Bocchino i pm di piazzale Clodio contestano il traffico di influenze illecite, la turbativa d’asta e reati tributari, e Abrignani risponde di turbativa d’asta e concussione. La richiesta di processo coinvolge gli imprenditori Carlo Russo, accusato di turbativa d’asta ed estorsione, e Alfredo Romeo
Il padre del leader Iv avrebbe influenzato una gara d’intesa con un imprenditore
per traffico di influenze illecite, corruzione e turbativa d’asta. L’ex ad di Grandi stazioni, Silvio Gizzi, risponde di turbativa d’asta e l’ex ad di Consip, Domenico Casalino, di traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. Infine, il dirigente Francesco Licci è accusato di traffico di influenze illecite, e l’imprenditore Ezio Bigotti di concussione e turbativa d’asta.
Come si legge nell’avviso di conclusione indagini, formalizzato lo scorso ottobre, Renzi senior avrebbe agito d’accordo con l’imprenditore Russo che, «sfruttando relazioni esistenti con l’allora amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni», lo avrebbe istigato «al compimento di atti contrari al proprio ufficio», ossia «a intervenire sulla commissione aggiudicatrice della gara FM4». Le pressioni sarebbero state esercitate sul presidente della commissione aggiudicatrice Francesco Licci, «anche per il tramite di Casalino», per «facilitare la Romeo Gestioni mediante l’innalzamento del punteggio tecnico nella fase di valutazione tecnica dei progetti». In cambio, secondo l’accusa, Russo «si faceva dare da Romeo, che agiva in accordo con Bocchino, utilità consistite nella stipula di un contratto di lavoro» a favore della cognata, «numerose ospitalità negli hotel del gruppo Romeo, e si faceva promettere denaro in nero per sé e per Renzi».